FRANCIA: Paola Piciacchia, “Un an d’action en France”: Hollande-Ayrault alla (continua) ricerca dell’equilibrio tra agenda di governo, relazioni internazionali, esigenze di bilancio e ripresa economica

Un an d’action en France: è questo il titolo di un e-book pubblicato a maggio con il quale il Governo di Jean-Marc Ayrault ha tracciato il bilancio del suo operato nel primo anno di Presidenza Hollande. Un bilancio con all’attivo numerose leggi importanti, con interventi a favore dell’impiego per combattere la disoccupazione, soprattutto quella giovanile e quella di ritorno, a favore dell’eguaglianza delle chances, a favore dei diritti sociali, un governo attento a conciliare i necessari tagli alla spesa pubblica con il mantenimento di uno stato sociale cui non si vuole rinunciare, un governo attento alla salvaguardia del modello sociale e repubblicano francese.

Eppure la Francia continua a soffrire di una crisi economica che si allarga e che sembra non rispondere alle cure (forse non proprio da cavallo come sarebbe stato necessario) che l’Esecutivo mette in atto. È in questo che si rintraccia la contraddizione maggiore tra una politica che tenta il rilancio in economia, quella reale, con occhio vigile e puntato sul sociale, e un divario tra deficit e Pil che aumenta con una disoccupazione crescente che non lascia ben sperare.

Ancora in primo piano come nei mesi precedenti la scarsa presa sull’opinione pubblica della figura del Presidente Hollande, il presidente “normale”, al quale proprio questa normalità, che era stata utile in campagna elettorale, sembra ora nuocere quasi a voler significare opacità, o poca autorevolezza e assenza di carisma in un momento storico e in un contesto di crisi in cui, occorrerebbe, forse, rilanciare l’autorità presidenziale, com’è, d’altronde, nella logica delle istituzioni della V Repubblica.

La macchina istituzionale comunque non si è concessa pause e anche in questi ultimi quattro mesi si sono registrati interventi significativi. Sul piano legislativo, oltre alla promulgazione della contestata legge sul matrimonio omossessuale, già approvata in aprile, in primo piano la legge sulla riforma del lavoro, frutto della contrattazione collettiva e del patto siglato a gennaio con le maggiori organizzazioni sindacali; il pacchetto di leggi elettorali: la legge relativa all’elezione dei consiglieri municipali e dipartimentali, la legge sull’elezione dei senatori, la legge sull’elezione dei francesi all’estero: nei primi due casi interventi normativi che hanno introdotto importanti meccanismi a favore della parità di accesso tra uomini e donne al mandato elettorale; e inoltre: la legge di riforma della giustizia sulla ripartizione di competenze tra Ministro della Giustizia e pubblici ministeri; la legge sulla separazione e regolazione delle attività bancarie; e infine la legge sull’orientamento e la programmazione scolastica e la legge sull’insegnamento superiore e la ricerca.

Sul piano dei rapporti tra le due teste dell’Esecutivo, è chiaro che il clima di insoddisfazione generalizzata verso il Presidente non poteva non riflettersi anche sul rapporto tra Presidente e Primo Ministro il quale se, da un lato, in questi mesi, ha dovuto difendere e rilanciare a più riprese – da ultimo a fine estate – la politica governativa (impresa non facile di fronte ai dati, non confortanti, sull’economia francese con uno 0,2% di Pil in meno nel primo trimestre 2013), dall’altro, ha dovuto, talvolta con non poche difficoltà, cercare di tenere insieme una squadra di governo attraversata da inquietudini e tensioni. Inquietudini – come quelle che hanno visto protagonisti i ministri di EuropeEcologie-Le Verts che hanno spesso lamentato la scarsa attenzione alle tematiche legate all’ambiente – e forti tensioni come quelle che hanno provocato, in piena estate, la contrapposizione sulla riforma penale in preparazione tra il Ministro della Giustizia Christiane Taubira, promotrice della riforma, e il Ministro dell’Interno Manuel Valls in aperto dissenso sui suoi contenuti. […]

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