Il partito politico degli ordinamenti di democrazia pluralista è palesemente in difficoltà.
È stata un’istituzione fondamentale delle società di massa ed oggi le trasformazioni sociali e tecnologiche lo vedono in profonda trasformazione e in severa difficoltà. Si tratta di una istituzione nata all’interno dei parlamenti degli ordinamenti liberali oligarchici circa tre secoli fa; sviluppatasi con l’allargamento del suffragio negli ordinamenti democratici europei attraverso il partito organizzativo di massa; divenuta nel secondo dopoguerra partito pigliatutto; poi partito cartello sulla base del finanziamento pubblico; ed infine partito personale nell’ambito della cosiddetta democrazia del pubblico.
La vicenda contemporanea del partito viene oggi caratterizzata da una forte sfiducia dell’elettorato nei confronti delle funzioni da esso ricoperte e dalla contemporanea presenza di movimenti populisti e di protesta, che, pur rifiutando per principio la stessa organizzazione partitica sulla base di premesse movimentistiche fondate su valori che respingono la mediazione, esplicano funzioni tipiche ed essenziali del partito, presentando candidati a cariche pubbliche sulla base di programmi relativi alla allocazione autoritativa di valori ed esercitando anche una funzione tribunizia.
Premesso questo, è un dato di fatto che i partiti politici siano, in generale, fortemente indisposti e risultino − invece- gravemente ammalati in ambito italiano, dove sono individuati come corresponsabili di difficoltà sistemiche che durano da più di quaranta anni e che, dopo la cesura del 1993, si sono incrementate nella seconda fase della storia della Costituzione repubblicana. Al capezzale delle formazioni politiche appaiono in molti: alcuni operano anamnesi, effettuano a volte esami obiettivi che permettono di verificare i segni dei disturbi presentati per arrivare – infine- a diagnosi, per indicare prognosi e terapie; altri, invece, sono presenti per piangere o per rallegrarsi.
In queste pagine analizzerò un tema solo apparentemente eterodosso, ossia quello della rispettabilità del partito politico, argomento che – come si vedrà – si connette con quelli classici della accountability e della responsiveness, coinvolgendo anche quello delle condizioni della sua regolazione, anche attraverso un riferimento alle origini della discussione sullo stesso. In realtà mi occuperò, come si vedrà a conclusione del saggio, della persistenza del partito antisistema in Italia ossia della stabile presenza di partiti non rispettabili e non affidabili, dotati però di forte sostegno da parte di parte dei componenti del demos politico. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Premessa 2. Fenomeno partigiano e partito nell’ambito della politicità 2.1. Rispettabilità e affidabilità 2.2. Politica, politico, fenomeno partigiano e istituzione partito 3. Alcuni dati di fatto 4. Dalla fazione al partito 5. Il partito nello Stato di massa 6. Una costante italiana: il “grande partito”, non rispettabile e sregolato 7. Conclusioni