In Alberto Predieri didattica, ricerca scientifica e professione risultano unite strettamente dai volumi della sua Biblioteca fiorentina, ordinati negli scaffali come i soldatini di ferro che ha collezionato, ma tuttavia vissuti ed utilizzati in maniera intensa. Il mio intervento odierno parte dalle sue riflessioni su guerra e politica in Schmitt e Jünger, per evidenziare come il suo percorso generazionale e familiare lo abbia portato ad affermare che il conflitto non costituisce un elemento perpetuo nella dicotomia amico-nemico, ma sia invece una fonte di integrazione basata sul rispetto dell’avversario.
Si tratta di una impostazione che può essere compresa come frutto di un riferimento ai valori di onore e dignità prodotti non soltanto dalle radici familiari (il padre, la madre, gli zii), ma soprattutto dal gruppo di commilitoni del Corpo degli alpini e delle formazioni partigiane, in cui Predieri ha attivamente militato nel primo lustro degli anni Quaranta. In questa prospettiva per Predieri esiste una internazionale del coraggio e della partecipazione, che viene vista come base delle singole comunità e del riscatto delle stesse. In Predieri l’impegno e la partecipazione attiva del singolo costituiscono, infatti, la precondizione per la piena inserzione nella comunità politica e per il perseguimento delle finalità di contesto.
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SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Il metodo biografico. – 3. Alle origini del percorso di Predieri. – 4. Il ritorno in Patria, la laurea e la Resistenza. – 5. Gli scritti del quinquennio 1945-1950. – 6. Conclusioni.