La riedizione del volume di Paolo Barile (Bologna, 1917-Firenze, 2000) su La Costituzione come norma giuridica1 pone un triplice problema: da un lato, quello dello stile fiorentino; dall’altro quello della tradizione giuspubblicistica toscana, all’interno di quella nazionale; e infine il tema della nascita della scuola costituzionalistica fiorentina. Per quanto riguarda il primo punto Paolo Grossi ha richiamato lo stile fiorentino2, definendo lo stesso con il significato “più dimesso e disponibile dei giuristi, dove stile, stylus, altro non è che una storia particolare di cui si carica e in cui si sfaccetta talvolta la storia generale: nient’altro che un sedimento dell’azione umana nel tempo, che diviene costume e tradizione”3. Per quanto riguarda il secondo profilo, i limiti cronologici della citata opera di Grossi sembrerebbero escludere il volume di Barile (questo è infatti del 1951)4, ma è indubbio che le radici dello stesso sono più complesse dello stile fiorentino richiamato per le ragioni che l’argomento affrontato da Grossi evidenzia in modo chiaro, segnalando nello stesso tempo che esse si connettono alla Firenze calamandreiana.
I costituzionalisti di Firenze dell’immediato secondo dopoguerra non sono, d’altro canto, fiorentini (né come origine, né come appartenenza accademica) e molto spesso non sono neppure toscani, così come non lo furono i loro predecessori dall’Unità in poi , ma ,tuttavia, essi si sono radicati a Firenze sul ceppo del magistero militante di Piero Calamandrei (Firenze, 1889-ivi, 1956) e lì hanno formato una scuola, che nel tempo ha assunto appunto uno stile specifico, collegandosi con le scuole del diritto nazionale, ma interpretandole in modo originale . Queste brevi note intendono sottolineare questo affermarsi di un gruppo di individualità nel rapporto di rottura e continuità, che caratterizza ancora oggi la scuola costituzionalistica fiorentina. […]
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SOMMARIO: 1. Premessa – 2. Le origini – 3. Il periodo fascista – 4. Il secondo dopoguerra e la nascita della scuola costituzionalistica fiorentina – 5. Conclusioni