Il 2020, quale primo anno dell’era Covid-19, ha richiesto l’attenzione di studiose e studiosi di diritto costituzionale non solo con riguardo ai temi più legati all’emergenza, ai rimedi per cercare di affrontarla senza comprimere libertà e diritti in modo intollerabile e irragionevole, nonché alle fonti normative più adatte a regolarla (cercando di conciliare efficacia, efficienza e rispetto dei principi costituzionali). Per la prima volta nella sua storia repubblicana, infatti, l’Italia – alla pari di vari altri ordinamenti
– ha dovuto decidere come comportarsi con le procedure di votazione (dovendosi intendere sia quelle elettorali rese necessarie dalla scadenza dei rispettivi organi elettivi o dalla sopravvenuta vacanza di seggi, sia il referendum indetto nel procedimento di revisione costituzionale relativo, nello specifico, alla riduzione del numero dei parlamentari): il loro svolgimento non era ritenuto sicuro in tempo di pandemia, potendo addirittura essere un’occasione di contagio e di aggravamento della situazione. Anche studiose e studiosi, dunque, hanno avuto l’occasione di confrontarsi2 sull’opportunità e sulla necessità di rinviare gli appuntamenti elettorali lato sensu intesi, chiaramente oggetto di tutela ex art. 48, comma 2 Cost., per bilanciare il diritto al voto con il diritto alla salute ex art. 32 Cost., nella sua dimensione individuale e in quella collettiva.
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SOMMARIO: 1. Partecipare (con il voto o con le proprie tesi) anche in tempi extra ordinem. – 2. Implicazioni e sfide del voto uguale (leggendo Casanova): quali “paletti” per il legislatore elettorale? – 3. Al di là delle elezioni: le strade della partecipazione offline e online per accrescere l’uguaglianza (leggendo De Tullio). – 4. Riflessioni (quasi) conclusive.