Il Tribunale costituzionale federale si pronuncerà in via definitiva solo dopo le prossime elezioni sui ricorsi tesi ad accertare la legittimità delle leggi di ratifica del Trattato del 2 febbraio 2012 che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (abbr. ESM), del Trattato del 2 marzo 2012 sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria (c.d. Fiscal Compact), della legge sulla modifica dell’art. 136 TFUE approvata il 25 marzo 2011 dal Consiglio europeo, e sulla legge che autorizza la partecipazione finanziaria della Germania al Meccanismo europeo di stabilità. Probabilmente lo farà entro la fine dell’anno. Il 12 settembre 2012 il Tribunale aveva respinto le richieste di un provvedimento cautelare [BVerfG, 2 BvR 1390/12 – 2 BvR 1421/12 – 2 BvR 1438/12 – 2 BvR 1439/12 – 2 BvR 1440/12 – 2 BvE 6/12], atto ad impedire il deposito degli strumenti di ratifica da parte del Presidente della Federazione. La Germania conseguentemente il 27 settembre 2012 ha ratificato il Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità e il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria, c.d. Fiscal Compact .
Il Governo tedesco è considerato come il principale promotore del Fiscal Compact, posto che nel corso dei negoziati le garanzie sulla tenuta dei conti pubblici iscritte nel testo erano state presentate spesso quale condizione per l’accesso al c.d. Fondo salva Stati previsto dal Trattato sullo European Stability Mechanism (abbr. ESM). Ad oggi, però, la Germania non ha ancora approvato la legge attuativa del Trattato. Il Governo federale aveva presentato al Bundesrat un disegno di legge già il 27 settembre 2012, su cui però il Bundesrat il 12 ottobre si era espresso con molte riserve [BR Drs. 571/12(B)], e il 14 dicembre 2012 aveva respinto definitivamente il testo nel frattempo licenziato dal Bundestag. Il 31 gennaio 2013 il Bundestag ha approvato la proposta sottoscritta due settimane prima dai gruppi della maggioranza [BT Drs. 17/12058], che riprende i contenuti della proposta del Governo, e al Bundesrat non è rimasto che convocare, il 1 marzo, la Commissione paritetica mista che ora ha il compito di superare le divergenze tra le due Camere emerse nel corso dell’istruttoria.
Questo aggravamento procedurale è legato ad alcune importanti questioni di politica interna, e mette in luce i nodi irrisolti delle relazioni finanziarie tra i diversi livelli di governo.
L’iter legislativo sconta infatti le divergenze tra la Federazione e i Länder – soprattutto alcuni – riguardo ai contenuti di una riforma più organica della governance dei conti pubblici, da tempo all’ordine del giorno.
Sebbene la Germania abbia offerto un modello molto importante nell’Unione europea riguardo alla disciplina di bilancio, da tempo si attende infatti una riforma sistematica delle relazioni finanziarie tra i diversi livelli di governo e delle garanzie costituzionali finalizzate alla tenuta dei conti pubblici in un sistema di governance multilivello. Risultano sempre più evidenti gli alti costi politici legati alla disparità delle entrate e dei trasferimenti finanziari tra i Länder, da un lato, e alla ripartizione degli oneri legati agli ammortizzatori sociali, dall’altro, posto che questi ultimi oggi pesano in gran parte sulle finanze dei Comuni, e minacciano continuamente la sostenibilità dei conti pubblici. La revisione costituzionale del 2009 ha introdotto più stringenti vincoli di bilancio, impegnando la Federazione ed i Länder a programmare le entrate e le spese, senza ricorso al credito, in maniera da non superare la soglia dello 0,35% del PIL. A garanzia di questi nuovi vincoli è stato predisposto un meccanismo di controllo, con obbligo di rientro entro tempi certi, affidato ad un apposito organo della Federazione e dei Länder. Al contempo, però, la Legge Fondamentale ha previsto un periodo transitorio, che consente ai Länder di derogare ai vincoli iscritti nell’art. 115 LF fino alla fine del 2019 (art. 143d LF). […]