Le dimissioni, mai sufficientemente argomentate, di Hernst Köhler, gli scandali che hanno colpito Christian Wulff, e da ultimo, l’interpretazione della carica di capo dello stato da parte di Joachim Gauck, che – come sembrano ammettere anche i giudici di Karlsruhe – sembra emanciparsi dalla figura di un presidente neutrale, hanno impegnato l’agenda politica e, da ultimo, la giustizia costituzionale, chiamata ad esprimersi sulla regolarità delle ultime tre elezioni presidenziali – con particolare riguardo alla natura di mero collegio elettorale dell’assemblea parlamentare – e sulle dure esternazioni di Joachim Gauck nei confronti del partito nazionale tedesco e dei suoi simpatizzanti. Pronunce, queste, che hanno consentito ai giudici di precisare talune sfumature della figura presidenziale nell’ambito della forma di governo parlamentare tedesca.
La sentenza del 10 giugno 2014, con cui i giudici di Karlsruhe si sono pronunciati sulla legittimità delle procedure seguite per le elezioni di Horst Köhler e di Christian Wulff alla carica presidenziale nell’ambito dell’assemblea federale [BVerfG 2 BvE 2/09 e BvE 2/10], traccia con nettezza i limiti e le prerogative di tale collegio e dei suoi membri, riprendendo al contempo, attraverso i 136 paragrafi in cui si snoda la pronuncia, densa di dottrina, i contorni della carica di capo dello stato.
Il parametro è dato dall’art. 54, primo comma, LF, che stabilisce che l’elezione del Presidente federale da parte dell’assemblea federale debba avvenire senza dibattito. La ratio di tale norma risiede nella volontà di impedire che una discussione sui singoli candidati possa minare ab initio l’autorevolezza della figura del capo dello stato. Ulteriori dettagli sono contenuti nella legge federale sull’elezione del Presidente federale, cui rinvia l’art. 54, settimo comma LF.
La tredicesima assemblea federale si era riunita il 23 maggio 2009. Il giorno prima tre delegati dell’assemblea, tra cui il ricorrente, avevano presentato un’istanza scritta, tesa a promuovere l’adozione di un regolamento interno e a programmare una “presentazione dei candidati” da inserire nell’ordine del giorno della prima seduta. Al contempo, il Presidente dell’assemblea aveva ricevuto un’altra istanza di adozione del regolamento sottoscritta dalla maggioranza dei deputati e dei delegati dell’assemblea, con cui si proponeva di applicare le norme del regolamento del Bundestag, e di considerare ammissibili solamente le istanze presentate per iscritto, senza dibattito. Il Presidente, dopo aver verificato la presenza del numero legale, aveva posto ai voti l’istanza di adozione del regolamento del Bundestag sottoscritta dalla maggioranza, ed aveva respinto la proposta di riservare fino a trenta minuti a ciascun candidato per dare luogo ad una presentazione.
A seguito delle dimissioni del Presidente Köhler, il 30 giugno 2010 si era riunita la quattordicesima assemblea federale per procedere all’elezione del suo successore. Per la costituzione dell’assemblea federale cui spetta l’elezione del nuovo Presidente della Federazione ciascun Landtag ha il compito di eleggere un certo numero di delegati regionali, il cui numero corrisponde a quello dei deputati del Bundestag eletti nell’ambito delle circoscrizioni regionali, seguendo un criterio proporzionale, secondo quanto stabilito dall’art. 54, comma 3, della Legge Fondamentale. Secondo quanto stabilito dall’art. 4, terzo comma, della legge sull’elezione del Presidente federale, le assemblee dei Länder hanno il compito di formare la lista dei propri delegati utilizzando il metodo d’Hondt. Ogni gruppo ha facoltà di presentare una lista di delegati. Tuttavia, poiché la formula d’Hondt tende a sovrarappresentare i gruppi più numerosi, per addivenire ad una più equa ripartizione dei mandati, avviene spesso che due o più gruppi iscrivano le loro candidature in una lista unica. Nel 2010, dieci Länder avevano presentato un’unica lista di candidati, ripartiti proporzionalmente tra i gruppi. In alcuni casi, tra l’altro, per procedere all’assegnazione degli ultimi mandati spettanti al Land a fronte di situazioni di parità tra i gruppi, si è proceduto tirando a sorte. L’assemblea regionale della Renania settentrionale-Vestfalia, ad esempio, il 9 giugno 2010, nel corso della sua prima seduta all’indomani delle elezioni, aveva formato la lista dei delegati. Non vi erano stati problemi riguardo alle indicazioni dei gruppi dei Verdi (17 delegati), dei liberali (9), e della Sinistra (8). In prima approssimazione i due maggiori partiti (CDU e SPD) ne hanno designati 49 per ciascuno; entrambi i gruppi parlamentari contavano, difatti, 67 iscritti, e pertanto si trovavano in una condizione di parità. Restava quindi un ultimo delegato da indicare: l’assemblea aveva stabilito al riguardo di procedere con un sorteggio tra i due maggiori gruppi. Aveva vinto il gruppo della CDU, che dunque aveva inviato a Berlino 50 delegati. Al Landtag dell’Assia spettava il compito di eleggerne 45. L’assenza di alcuni consiglieri al momento del voto assieme ad un’astensione avevano fatto sì che ci si trovasse anche qui dinanzi ad una situazione di parità per l’assegnazione di un seggio, che è stata risolta tirando a sorte. Ad Amburgo i delegati da eleggere erano tredici. Il 16 giugno, applicando il metodo d’Hondt prescritto dalla legislazione in vigore al fine di ripartire i seggi in maniera proporzionale agli ultimi risultati elettorali, il gruppo della CDU/CSU e quello della sinistra (Die Linke) si erano trovati in condizione di parità per l’assegnazione dell’ultimo seggio. Si decise anche qui di procedere con un sorteggio. La fortuna ha favorito il gruppo della CDU/CSU. Nella stessa giornata sono stati eletti anche i 6 delegati di Brema. I gruppi della SPD, dei liberali (FDP) e dei Verdi avevano presentato un listone unico, e così facendo avevano ottenuto un seggio in più rispetto a quanto sarebbe accaduto se le liste fossero state separate. Per l’assegnazione dell’ultimo seggio si è posto tuttavia un problema di parità con la CDU. Anche in questo caso ci fu un sorteggio, e la fortuna premiò la CDU. […]