All’indomani delle elezioni politiche del 24 settembre in Germania si è aperta una lunga fase di consultazioni per la formazione di un governo di coalizione guidato dai partiti dell’Unione CDU/CSU, la più lunga che si ricordi. I partiti della Grande coalizione uscente hanno perso assieme quasi quattordici punti percentuali. Pure assegnando nuovamente ai partiti dell’Unione la maggioranza relativa, pari al 33% dei voti, l’elettorato tedesco ha formalizzato una scelta significativamente polemica nei confronti del partito cristiano democratico (CDU), guidato dal Cancelliere uscente Angela Merkel, e del partito cristiano-sociale (CSU): assieme le due formazioni hanno registrato una perdita di consenso pari a 8,5 punti percentuali e la CSU, per giunta, ha ottenuto in Baviera il peggior risultato elettorale di sempre (38,8%): -10,5% rispetto alla precedenti consultazioni del 2013.
Non ha convinto neppure la candidatura alla Cancelleria dell’ex Presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, già eletto Segretario generale del partito socialdemocratico (SPD) il 19 marzo 2017 e poi riconfermato il 7 dicembre. Schulz, per i ruoli che ha ricoperto nell’ambito delle istituzioni europee nel corso della sua carriera politica, simboleggia l’obiettivo polemico di quella parte dell’elettorato tedesco spaventata dai movimenti migratori che, soprattutto dall’estate del 2015, hanno varcato le frontiere tedesche, e persuasa da un mordente euroscetticismo, che in Germania non ha solo i toni di un populismo scomposto, ma si veste anche delle più circostanziate argomentazioni con cui è continuamente chiamato a confrontarsi anche il Tribunale costituzionale federale, che da tempo si è imposto quale prudente garante dei limiti del processo di integrazione europea. Se dunque la dimensione sovranazionale della politica e l’impegno nell‘accoglienza degli stranieri costituiscono per la Cancelliera uscente sfide non vinte, il disagio dell‘elettorato spiega anche il pessimo risultato elettorale del partito socialdemocratico, che ha conquistato appena il 20,5% dell’elettorato tedesco.
Tutti i partiti all’opposizione hanno registrato un maggiore seguito elettorale rispetto alle precedenti consultazioni: il partito dei liberali (FDP), che nel 2013 non era riuscito neppure a superare la soglia di sbarramento del 5% imposta dalla legge elettorale, stavolta ha convinto il 10,7% dell’elettorato; ma è soprattutto il partito Alternativa per la Germania (Alternativ für Deutschland, abbr. AfD) che si è imposto quale partito emergente, conquistando il 12,6% dei voti. […]