Le elezioni del 22 settembre 2013 hanno consentito al partito cristiano-democratico (CDU) di confermarsi quale maggiore forza politica del Paese (34,1% dei voti). Assieme ai cristiano-sociali (CSU: 7,4%) essi hanno raccolto complessivamente il 41,5% dei voti, e ciò ha immediatamente assegnato all’ex Cancelliere Angela Merkel il compito di condurre i negoziati per la formazione del governo. Il partito socialdemocratico, pure conquistando solamente il 25,7% dei consensi, ha comunque registrato una crescita del 2,7% rispetto alla precedente legislatura. Questa tornata elettorale, che dunque ha premiato i due maggiori partiti, ha registrato al contempo un tracollo del partito liberale (FDP), che si è collocato al di sotto (4,8%) della soglia di sbarramento del 5% imposta dalla legge elettorale. Il partito “Alternativa per la Germania” (“Alternative für Deutschland”), costituitosi solamente il 6 febbraio 2013, aveva contribuito ad animare la campagna elettorale cavalcando alcune tematiche popolari in una prospettiva anti-europea, ma ha raccolto solo il 4,7% dei voti a livello federale.
Le elezioni del 22 settembre 2013 hanno consentito al partito cristiano-democratico (CDU) di confermarsi quale maggiore forza politica del Paese (34,1% dei voti). Assieme ai cristiano-sociali (CSU: 7,4%) essi hanno raccolto complessivamente il 41,5% dei voti, e ciò ha immediatamente assegnato all’ex Cancelliere Angela Merkel il compito di condurre i negoziati per la formazione del governo. Il partito socialdemocratico, pure conquistando solamente il 25,7% dei consensi, ha comunque registrato una crescita del 2,7% rispetto alla precedente legislatura. Questa tornata elettorale, che dunque ha premiato i due maggiori partiti, ha registrato al contempo un tracollo del partito liberale (FDP), che si è collocato al di sotto (4,8%) della soglia di sbarramento del 5% imposta dalla legge elettorale. Il partito “Alternativa per la Germania” (“Alternative für Deutschland”), costituitosi solamente il 6 febbraio 2013, aveva contribuito ad animare la campagna elettorale cavalcando alcune tematiche popolari in una prospettiva anti-europea, ma ha raccolto solo il 4,7% dei voti a livello federale. Solamente i partiti dei Verdi (8,4%) e della Sinistra (Die Linke: 8,6%) hanno avuto accesso alla ripartizione dei seggi del Bundestag. Complessivamente, il 15,7% per voti sono stati assegnati a partiti (Zweitstimme) che non hanno superato la soglia di sbarramento.
Quando il nuovo Bundestag si è riunito per la prima volta, il 22 ottobre, le trattative per la redazione di un accordo di “grande coalizione” erano già state avviate. Tale circostanza ha imposto da subito una riflessione sui diritti dell’opposizione, giacche i gruppi parlamentari della Sinistra (64 seggi) e dei Verdi (63 seggi) riuniscono assieme solamente 127 deputati, vale a dire un quinto dei 631 seggi del Bundestag. Sebbene la formazione di una “grande coalizione” rappresenti una soluzione istituzionale già sperimentata in passato – nel triennio 1966-1969 e nell’intero quadriennio 2005-2009 – nel corso della XVII legislatura (2005-2009) i gruppi dell’opposizione assommavano il 27% dei seggi del Bundestag, e tale circostanza consentiva di utilizzare alcuni importanti istituti del controllo parlamentare per i quali la Legge Fondamentale richiede il quorum di un quarto dei deputati. Ora, invece, i seggi assegnati ai partiti dell’opposizione si collocano al di sotto di tale soglia. Per questo già nel corso della prima seduta del Bundestag, il 22 ottobre, il tema dei diritti della minoranza è stato posto al centro del dibattito. Le iniziative e le decisioni che da quel giorno stanno animando la XVIII legislatura del Bundestag si riassumono, da un lato, nella ricerca di maggiori garanzie per i diritti dell’opposizione, e dall’altro, nella necessità di una migliore organizzazione dei lavori dell’assemblea, ora ancora più ampia, perché formata da 631 deputati, con uno spostamento d’accento a favore del principio di maggioranza.
Nel corso della prima seduta del Bundestag il neoeletto Presidente dell’assemblea Norbert Lammert (CDU) ha illustrato quelli che appaiono come i principali profili problematici nell’organizzazione dei lavori parlamentari della XVIII legislatura, enunciando i punti salienti e i principali obiettivi di una possibile riforma del regolamento del Bundestag, su cui si sarebbe già registrato un accordo di massima con i gruppi nell’ambito del Consiglio degli Anziani (Ältestenrat) [si veda il resoconto stenografico].
Si tratterebbe, anzitutto, di scongiurare un uso ostruzionistico degli istituti del diritto parlamentare.
In secondo luogo, occorrerebbe individuare regole e strumenti atti a ridurre o contingentare le iniziative all’esame del parlamento, considerando a questo proposito che nella precedente legislatura il numero degli atti depositati ha sfiorato la cifra di 15mila e le proposte di legge esaminate sono state circa 900.
In terzo luogo si è posto l’accento sull’opportunità di procedere ad una nuova disciplina degli istituti delle interpellanze e del question-time, rivitalizzando tali strumenti di controllo parlamentare.
Infine, il Presidente ha preannunciato un’ulteriore modifica della legge elettorale, con l’intento di semplificare e rendere maggiormente intellegibili le procedure per la trasformazione dei voti in seggi, e al contempo, di ridurre il numero dei mandati assegnati in eccedenza e dei mandati compensativi, 33 in tutto. […]