Il presente contributo analizza le caratteristiche e l’evoluzione storica dei più importanti istituti di democrazia diretta e di partecipazione in Giappone, in Corea del Sud e nell’isola di Taiwan, mettendo in rilievo come negli ultimi anni si è assistito al tentativo, non sempre riuscito, di una maggiore partecipazione popolare nei processi decisionali. Dai primi anni Duemila, emerge in questi Stati una lieve propensione ad utilizzare gli strumenti di democrazia partecipativa: sia l’opinione pubblica sia le forze politiche di questi Paesi cominciano a credere che accanto al modello rappresentativo possano coesistere concretamente anche gli istituti di democrazia diretta. Questa tendenza verso un maggior utilizzo degli strumenti partecipativi popolari appare però limitata alla determinazione della politica locale: a livello nazionale, manca la volontà o di introdurre tali istituti nell’ordinamento (come nel caso del Giappone) o di utilizzarli realmente (come in Corea del sud e a Taiwan) perché è radicata profondamente nell’opinione pubblica l’idea secondo cui la democrazia si attua soltanto tramite le istituzioni rappresentative e attraverso i partiti.
Inoltre, la disaffezione politica in questi Paesi non favorisce un dibattito sulla democrazia diretta: la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica non ha intenzione di assumere direttamente un ruolo politico attivo se non quando vengono in gioco questioni strettamente attinenti al territorio in cui si vive (come nel caso dell’istallazione di centrali nucleari). L’indifferenza verso la politica è talmente forte in Giappone che è stata recentissimamente abbassata la soglia d’età per esercitare il diritto di voto per provare a combattere l’astensionismo e al tempo stesso avvicinare le nuove generazioni ad un maggior impegno civico.
Giappone, Corea del Sud e Taiwan inducono a fare una valutazione comparatistica sia per ragioni di carattere storico sia perché presentano al giorno d’oggi notevoli affinità geopolitiche ed istituzionali: tutti e tre gli Stati, infatti, sono delle compiute democrazie rappresentative; hanno adottato un proprio sistema di giustizia costituzionale per la tutela dei diritti fondamentali; hanno un’economia di mercato che è in forte crescita, nonostante la crisi del 2008 e, da un punto di vista geopolitico, vantano un solido legame con gli Stati Uniti d’America e tentano di contenere l’espansione della Repubblica popolare cinese verso i mercati del sudest asiatico e verso il Pacifico. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. La Democrazia partecipativa in Estremo Oriente: una disciplina e una prassi recente. – 2. Giappone: il referendum costituzionale e una legge attuativa attesa per sessant’anni. – 2.1. (Segue) Diritto di petizione e referendum territorialmente delimitati. – 3 Corea: la democrazia diretta nella Costituzione. – 3.1. (Segue) Recall e Referendum locali: un possibile sviluppo? – 4. Repubblica di Cina – Taiwan: Una democrazia di terza generazione in un critico quadro internazionale. – 5. Conclusioni.