Internet non è una mera infrastruttura comunicativa. Essa assume valenze ulteriori che possono essere studiate da una molteplicità di prospettive: informatica, giuridica, sociologica, filosofica, politica, e così via. In particolare, vi è un crescente dibattito sui continui mutamenti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione impongono, di fatto, alla teoria e alla prassi della partecipazione politica. In esso si inserisce il volume “La rete Internet come spazio di partecipazione politica” (a cura di Fabio Marcelli, Paola Marsocci e Marina Pietrangelo), al fine di studiare la natura partecipativa di Internet in quella “prospettiva giuridica” propria del diritto costituzionale e del diritto internazionale, nei cui ambiti si muovono i diversi contributi che costituiscono le tessere del complesso mosaico composto dal testo qui recensito.
Il volume si apre con la prefazione di Umberto Allegretti, che sottolinea, fra l’altro, l’importanza della ricerca sul fondamento costituzionale del diritto all’accesso e all’uso di Internet, che si configura non solo quale un ovvio diritto di libertà ma altresì quale diritto sociale (anzi, secondo Paola Marsocci, soprattutto come tale; p. 40), “poiché il suo effettivo esercizio richiede la disponibilità di attrezzature generali apprestabili solo a cura dello Stato” come nel caso della banda larga, tanto da essere meritorio di menzione specifica nel testo stesso delle costituzioni (pp. 7-8). Allegretti sottolinea altresì la doppia faccia della stessa Internet, che può essere allo stesso tempo un mezzo importante di democratizzazione, una fonte di nuove forme di esclusione sociale e anche di intenti di controllo politico.
Le due facce della medaglia appena evidenziate sono approfondite da Fabio Marcelli, nel suo saggio dal titolo “Internet fra canale di partecipazione politica e strumenti di controllo. Profili di diritto internazionale”. L’autore, partendo dal concetto di diritto di partecipazione politica così come garantito dal diritto internazionale (p. 18 e ss.), ne evidenzia un altro: quello di partecipazione politica globale (p. 22 e ss.), di grande importanza nella società contemporanea che è sempre più globale e caratterizzata da confini sovente evanescenti, soprattutto se riferiti allo spazio virtuale. Di particolare rilevanza è poi la ricostruzione, compiuta dall’autore, circa un quadro, prevalentemente di soft-law, contenente i principi che dovrebbero ispirare le politiche nazionali e internazionali relative ad Internet (fra cui la libertà di espressione, il rispetto della vita privata e dei diritti umani) nella prospettiva del diritto internazionale (p. 32 e ss.). Infine, l’autore contrappone, da un lato, le potenzialità partecipative della Rete e, dall’altro, taluni problemi che potrebbero neutralizzarle o ridurle (come le attività repressive di taluni governi, la massiccia violazione della privacy e le paventate operazioni di privatizzazione della Rete; p. 34). D’altronde, la tecnologia è generalmente neutrale e le conseguenze della sua implementazione e del suo utilizzo dipendono in maggior misura dall’uso che ne viene effettuato in concreto, oltre che dalle disposizioni normative all’uopo applicabili. Cionondimeno, spesso molti utilizzatori delle moderne tecnologie vedono in esse, più che nella legge, la definizione delle modalità delle proprie condotte e quasi il parametro della liceità o fattibilità delle medesime. […]