In Giappone, il quadrimestre che ha chiuso il 2017 ha visto la nascita del IV Gabinetto Abe in seguito alla tornata elettorale del 22 ottobre, dopo che il Primo Ministro ha maturato, il 25 settembre, la decisione di indire elezioni anticipate sciogliendo la Camera dei Rappresentanti. Ai sensi dell’art. 7 della Costituzione del Giappone, l’Imperatore, con il consiglio e l’approvazione del Governo, è titolare della prerogativa di scioglimento della Camera bassa (la Camera dei Consiglieri, per dottrina concorde, non può essere dissolta). L’atto si configura dunque come formalmente imperiale ma sostanzialmente del Primo Ministro, anche alla luce, con la promulgazione della Costituzione del secondo dopoguerra, della alienazione della figura imperiale dal circuito politico-partitico.
Come appare del tutto evidente, la tempistica che ha determinato l’indizione di elezioni anticipate in ottobre si collega ad una lettura complessiva e multifocale del momento domestico ed internazionale. Gli altalenanti rapporti diplomatici con la minaccia nordcoreana e le tensioni perduranti con la Cina rispetto ai territori contesi con Tokyo hanno certamente giocato un ruolo non secondario nella psicologia elettorale giapponese, che ha dimostrato ampiamente di preferire la continuità offerta dalla coalizione di Governo piuttosto che scommettere su un orizzonte alternativo in fase di rimescolamento, se non persino di confusione. Non parrebbe altresì da escludere che i più che cordiali rapporti con l’amministrazione Trump abbiano fatto pendere la bilancia in favore di Abe1. In Giappone è vivo, infatti, il timore che la traduzione in policy dello slogan “America First” comporti un progressivo sganciamento degli USA dalla teoria dello strategic pivot to Asia2, in ossequio ad un approccio tendenzialmente isolazionista e proiettato sui diversi ambiti di politica interna.
Il consolidamento dell’asse Washington-Tokyo attraverso le relazioni amichevoli fra i leaders dei rispettivi esecutivi rappresenta un fattore in grado di fortificare la sicurezza internazionale, ribadendo come il Trattato di Sicurezza USA-Giappone costituisca ancora la pietra angolare della stabilità nella regione Asia-Pacifico. A voler ulteriormente confermare il profilo rasserenante dell’esecutivo giapponese, la circostanza che la nuova compagine di Governo, insediatasi il 1 novembre, sia esattamente la medesima precedente la contesa elettorale. […]