Come leitmotiv che ricorre nella giurisprudenza costituzionale più recente, insinuandosi nei meandri più diversi ed eterogenei, il principio di leale collaborazione implica una dinamica e costruttiva interazione «fra i diversi sistemi di garanzia (…) affinché sia assicurata la massima salvaguardia dei diritti»1. Non è certo una novità che la Corte invochi il principio di leale collaborazione2.
Tuttavia, nella giurisprudenza degli ultimi anni sembra progressivamente irrompere con sempre maggiore impeto e forza per dirigere e guidare i rapporti tra i diversi organi, sul piano interno e sovranazionale.
In questo quadro di proficua cooperazione, la Corte assurge, nella sua funzione di garante della Costituzione, a direttore d’orchestra. Un direttore che, per rafforzare il proprio ruolo propulsore, coinvolge e stimola tutti gli elementi a vario titolo coinvolti per l’ottima riuscita del risultato finale che, fuor di metafora, si traduce nella migliore tutela dei diritti fondamentali. D’altra parte, se «la decisione della Corte non è che un frammento di un processo e di una dinamica ordinamentale che prosegue in altre sedi (…) la necessaria cooperazione (…) deve governare i rapporti tra tutte le Istituzioni»3.
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SOMMARIO: 1. La leale collaborazione istituzionale. – 2. Scelte di politica legislativa su prestazioni in materia di sicurezza sociale, tra vincoli europei e conformità a Costituzione. – 3. Questioni doppiamente pregiudiziali: la priorità della questione di comunitarietà. – 3.1. L’inversione dell’ordine delle priorità e la tutela delle identità costituzionali. – 4. L’obiter dictum nella sentenza n. 269 del 2017 e i temperamenti della successiva giurisprudenza. – 5. Il ruolo del giudice comune. – 6. Dalla “disapplicazione della disapplicazione” all’interazione dialogica tra Corti.