Vi sono momenti nella vita istituzionale nei quali la tensione tra l’azione di governo e il rispetto delle prerogative parlamentari, tra risposte a molteplici sollecitazioni provenienti da settori significativi della società e garanzie dei diritti costituzionali, si concentra in una misura talmente elevata che il rischio di un corto circuito e conseguente compromissione di principi costituzionali si manifesta in maniera per molti versi clamorosa. Una situazione come quella descritta si è recentemente verificata – così trasformandosi in esempio emblematico – con l’emanazione del primo decreto-legge adottato dal governo attualmente in carica, poco dopo il suo insediamento; un decreto che ha inaugurato una “stagione”, tanto rinnovata quanto straordinariamente intensa, di ricorso alla decretazione governativa d’urgenza, a conferma di quella alterazione del quadro costituzionale nel sistema di produzione normativa che costituisce ormai un tratto caratteristico della forma di governo. Si tratta di un atto normativo con il quale si mettevano in campo una pluralità di misure di carattere assai diverso tra loro al cui interno era difficile, fin dall’inizio, cogliere un unitario ed omogeneo filo conduttore.
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SOMMARIO: 1. Decreto-legge ad alta valenza politica e intervento sul termine di vacatio di un precedente decreto legislativo: il caso del c.d. “decreto anti rave” – 2. La vacatio legis tra esigenze di politica legislativa, disciplina costituzionale e posizione del giudice delle leggi – 3. L’art. 73, comma 3, Cost., tra interpretazione testuale e richiamo ai lavori preparatori – 4. Legge e atti con forza di legge nella disciplina della vacatio – 5. La posizione della giurisprudenza costituzionale – 6. La prevalenza delle ragioni di fatto nella decisione sul regime costituzionale della vacatio.