Nell’aprile del 1963 Vincenzo Gueli, che dall’anno precedente era passato dalla cattedra di Diritto costituzionale a quella di Diritto amministrativo ed era anche incaricato di Diritto costituzionale comparato all’Università di Catania, presentò una relazione sul tema Parlamento e partiti come problema attuale della democrazia, presso l’Istituto Internazionale degli studi giuridici di Roma. La sua relazione suscitò vivo interesse e spinse l’Istituto ad organizzare un convegno (Parlamento e Partiti come problema attuale della democrazia. Soluzioni costituzionali) proprio partendo dalle riflessioni e dalle sollecitazioni contenute nell’intervento di Gueli. I temi discussi nel Convegno appaiono emblematici del dibattito che in quegli anni coinvolgeva la dottrina italiana in merito alle riforme necessarie per porre un argine alla partitocrazia: ci si chiedeva, infatti, quale fosse il ruolo dei partiti politici “per il presente e il futuro della nostra vita democratica”, come potesse essere trovato un equilibrio tra il ruolo del parlamento – i cui membri rischiavano di risultare succubi dei partiti stessi – e lo strapotere dei partiti, che erano comunque necessari garanti di democrazia.
Nell’intervento di Vincenzo Gueli –su cui mi soffermerò in seguito -, si compendiano molte delle riflessioni che il giurista catanese aveva maturato nel corso del suo ricco percorso di studi che lo aveva visto testimone del passaggio dallo stato autoritario a quello democratico e della prima lenta attuazione della Carta costituzionale. Vincenzo Gueli era nato a Catania nel 1914 e, al pari di Zangara, era laureato sia in Giurisprudenza – nell’università di Roma nel 1935 – sia in Scienze politiche – nel 1938 a Pisa. Nell’ottobre 1937 aveva iniziato la carriera accademica con la nomina ad assistente incaricato presso l’Istituto di Diritto pubblico e legislazione sociale della Facoltà di Scienze politiche di Roma. […]
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SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Rappresentanza politica e rappresentatività degli organi di governo. – 3. Il periodo “transitorio”. – 4. Il contributo di Gueli al dibattito sulla partitocrazia