Al termine di questo bel seminario e della rassegna dei tanti Costituenti, di cui, ad uno ad uno, è stata ricostruita la figura, una domanda rimane per la nostra riflessione: ma insomma, erano professori o politici e alla Costituente hanno giocato il loro ruolo da professori o da politici? Non voglio fare di ogni erba un fascio, ma certo in una gran parte dei casi una risposta univoca è impossibile. Prendiamo Aldo Moro, che non ha mai smesso di essere professore di procedura penale, anzi di istituzioni e procedura penale. Già con quella qualifica fu tra i giovani componenti della Costituente e lì fu un protagonista, capace di orientarsi e di farsi ascoltare dagli altri in ragione sia della competenza che della sensibilità politica che possedeva. E così fu per altri: Giovanni Leone, Amintore Fanfani, Gaspare Ambrosini, Antonio Pesenti, Antonio Segni. In una prospettiva tizianesca, vi mettete alla loro destra e vi guardano da professori universitari, vi mettete alla loro sinistra e vi guardano da parlamentari, uomini di governo, statisti. Insomma, vi sono entrambe le figure nella personalità di costoro. Non è una coincidenza casuale.
Al contrario, risponde ai moduli attraverso i quali si formava e si esprimeva la classe dirigente politica di quegli anni nella cornice di partiti politici (sopravvissuti al fascismo o formatisi dopo di esso), ai cui vertici erano persone che, fossero o no professori, condividevano la stessa cultura. Potrà stupire chi non conosce l’Italia, ma il partito che intendeva rappresentare e largamente rappresentava i ceti più proletari e nei quali era meno diffusa la cultura, aveva avuto come figura eminente Antonio Gramsci, dal quale i professori continuano ancora oggi ad imparare. E quel partito alla Costituente era guidato da Palmiro Togliatti, un coltissimo amante della filosofia, pur laureatosi, suo malgrado, in giurisprudenza. […]