Come già anticipato nei precedenti fascicoli di questa Rivista (n. 1 e n. 2 del 2023) si è riavviato il dibattito, sia a livello politico sia a livello dottrinario, sulle riforme istituzionali.
Dopo numerose discussioni e la convocazione di un tavolo tecnico presieduto dal Ministro delle Riforme Alberti Casellati, è stato finalmente presentato il testo di riforma costituzionale, su cui si può iniziare a ragionare. Peraltro, la bozza è stata inizialmente condivisa dalla maggioranza politica prim’ancora dell’approvazione del Consiglio dei ministri, avvenuta lo scorso 3 novembre.
Ad ogni modo, come facilmente ipotizzabile, si tratta di un testo di iniziativa governativa, che si compone di pochi articoli che interesserà, qualora dovesse superare lo scoglio di ambedue le camere, altrettanti pochi articoli della Costituzione. Un intervento “chirurgico” sulla falsa riga dell’intervento della precedente legislatura che ha ridotto il numero di componenti, ma che indubbiamente ripercuote effetti sulla forma di governo e su altri organi.
Si tratta di un intervento che, perlomeno negli intenti, si focalizza esclusivamente sulle norme costituzionali che disciplinano il capo del governo e la sua maggioranza parlamentare in maniera del tutto minimale.[…]