Abstract[It]: Negli ultimi anni si sta assistendo all’emersione di un fenomeno latente, ma sempre più incisivo, vale a dire la profilazione dei cittadini a fini politici ed elettorali. Le tecniche inizialmente ideate e impiegate a scopi commerciali per influenzare i consumatori negli acquisti sono sempre più utilizzate nelle campagne elettorali e nella comunicazione politica. Le piattaforme digitali (ma non solo) hanno compreso che le potenzialità dei big data e degli algoritmi sono ancor più marcate sul terreno della politica. Tali strumenti, inizialmente impiegati per monitorare in tempo reale i comportamenti dei potenziali elettori, col tempo hanno mostrato anche il loro lato oscuro, vale a dire quello di predire i comportamenti di voto. La conseguenza di tale capacità predittiva, oltre a contaminare l’esercizio dei diritti politici, manifesta seri problemi in termini di tutela della riservatezza e di protezione dei dati personali. Dinanzi al massiccio utilizzo dei social network nelle campagne elettorali e nella comunicazione politica non vi è stata una risposta regolatoria sufficientemente adeguata tanto a livello nazionale quanto a livello europeo. Ciò rappresenta una tendenza diametralmente opposta rispetto al passato, allorquando invece i legislatori (di diversi stati membri) hanno normato la diffusione di contenuti di tipo politico-elettorale attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali (stampa e radiotelevisione), per tentare di garantire pari opportunità di accesso ai media e pari opportunità per la formazione dell’opinione pubblica e della volontà politica degli elettori. La presente ricerca vuole prendere le mosse dall’ordinamento italiano ed estendere ad alcuni casi comparati per cercare di comprendere se e in che modo possa essere limitato l’utilizzo di tecniche di profilazione tipiche del marketing al fine di assicurare tanto il rispetto della privacy e dei dati personali dei cittadini elettori, quanto un voto libero e segreto.
Abstract[En]: In the last years, a latent but increasingly incisive phenomenon has emerged, also known as the profiling of citizens for political and electoral purposes. Techniques initially devised and used for commercial purposes to influence consumers are increasingly being used in electoral campaigns and political communication. Digital platforms (but not only) have realised that the potential of big data and algorithms is even more pronounced in politics field. Such tools, initially used to monitor the behaviour of potential voters in real-time, have also shown their dark side, namely that of predicting voting behaviour. The consequence of this predictive capacity, that contaminates the exercise of political rights, manifests many problems. Faced with the massive use of social networks in electoral campaigns and political communication, there has been no sufficiently adequate regulatory response at the national and European levels. That represents an opposed trend compared to the past, when legislators (of several member states) regulated the dissemination of political-electoral content through the traditional media (press and radio and television) in an attempt to guarantee equal access to the media and equal opportunities for the formation of public opinion and the political will of the electorate. This research aims to start from the Italian legal system and extend it to some comparative cases to try to understand whether and how the profiling techniques of marketing can be limited to ensure both respects for the privacy and personal data of citizen-voters and a free and secret vote.
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SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Il complesso e frammentato quadro europeo come tentativo di argine al dilagare della disinformazione. – 3. Il contesto italiano. – 3.1. L’approccio normativo riguardante i media tradizionali e la legge sulla par condicio. – 3.2. L’approccio volontaristico e il ruolo dell’AGCOM. – 4. Alcuni cenni comparati. – 5. Riflessioni apparentemente conclusive.