Oggetto di approfondimento in chiave comparata del volume di Francesco Clementi è la libertà di associazione. Tale tipologia di libertà è essenziale per due ordini di ragioni: innanzitutto perché corollario del concetto di comunità politica, ben presto evolutasi in comunità statuale e, al tempo stesso, perché rappresenta un tassello importante per quanto riguarda l’aspetto relazionale dell’individuo, elemento determinante per comprendere il grado di maturazione democratica di un ordinamento (p. XI). Come messo in luce nelle pagine del Volume, la libertà di associazione ha avuto una diversa declinazione, al pari di altri elementi, nelle due principali famiglie giuridiche: se da un lato nei sistemi di civil law ha rappresentato un punto nodale nell’organizzazione sociale sia per coloro che sono schierati dal lato del potere costituito, sia per coloro che si sono prefissati come obiettivo quello del sovvertimento dell’ordine costituzionale; dall’altro, invece, nei sistemi di common law la libertà di associazione ha rappresentato “uno strumento per dare spazio e forza alla individualità dei singoli di esprimersi collettivamente, facendo sentire, in un insieme, la propria voce” (cit. p. XII).
Pur nella diversità, è possibile individuare un elemento comune alle due famiglie giuridiche, ossia quello relativo alle finalità, giacché entrambe si sono poste come obiettivo quello di mirare all’allargamento dello spazio delle libertà e dei diritti dei singoli. Appare dunque evidente come al termine delle parentesi totalitarie, che di fatto hanno portato all’annichilimento dei rapporti personali e all’annientamento dell’associazionismo (eccezion fatta per quelle formazioni imposte dall’alto e conformate a predeterminati diktat), proprio la libertà di associazione è progressivamente rifiorita, anche grazie al suo inserimento all’interno di Carte costituzionali e nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti. Sennonché, proprio oggi, la fase di crisi dilagante che si è aperta nei sistemi a democrazia rappresentativa ha riverberato i propri effetti su quei soggetti (partiti, sindacati, associazioni) che hanno contribuito in maniera determinante alla diffusione della stessa democrazia e del pluralismo nei diversi regimi politici. Ciò significa che ancora oggi tale libertà non rimane totalmente indenne da eventuali crisi che si determinano ed investono l’alveo della rappresentanza. L’A., nelle pagine del suo Volume, effettua una chiara e puntuale analisi di questo diritto di libertà in chiave comparata, non esimendosi dal ricomprendere ed analizzare il ruolo chiarificatore e determinante svolto dalla giurisprudenza costituzionale. […]