Il 4 dicembre 2016 il popolo italiano è stato chiamato ad esprimersi sul quesito referendario “Approvate il testo della legge costituzionale concernente: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione?”, relativo al disegno di legge di riforma costituzionale approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del XX aprile 2016. La riforma, nonostante i propositi di rinnovamento più o meno condivisi, è stata respinta. I voti sfavorevoli espressi sono stati pari al 59,12%, mentre i consensi si sono attestati ad un mero 40,88%. A seguito della diffusione dei primi exit poll, il Presidente del Consiglio Renzi ha anticipato di voler rassegnare le proprie dimissioni, dopodiché si è aperta una crisi lampo, conclusasi a stretto giro con la formazione del Governo Gentiloni.
Dunque, da un punto di vista ordinamentale, la Costituzione è rimasta immutata dal momento che alcuna modifica al dettato costituzionale è entrata in vigore e, pertanto, la volontà della maggioranza parlamentare si è vanificata con il veto referendario. Il volume ivi trattato rappresenta una raccolta di contributi che si pongono l’obiettivo di affrontare ex post la fattibilità di riforme finalizzate a migliorare l’efficienza dell’architettura istituzionale del sistema da intraprendere per via regolamentare, pur a Costituzione invariata. Il Quaderno 2015/2016, infatti, è diviso in due parti essenziali: nella prima, titolata “Le prospettive della rappresentanza parlamentare a Costituzione invariata”, gli Autori avanzano ipotesi circa eventuali innovazioni finalizzate a rendere maggiormente efficaci i procedimenti parlamentari: Pinelli con il suo contributo Dalle ‘grandi riforme’ alle ‘manutenzioni costituzionali’. Ma di cosa parliamo? fa un bilancio tra le diverse […]