Ilmira Galimova, Recensione a P. Norris, A. Abel Van Es (a cura di), Chekbook Elections? Political Finance in Comparative Perspective, New York, Oxford University Press, 2016, pp. 352

Il problema del ruolo del denaro in politica è al centro della discussione proposta dagli del libro “Checkbook Elections?” pubblicato da Oxford University Press nel 2016. Questo volume è frutto di una ricerca pluriennale che fa parte del progetto The Electoral Integrity Project, finanziato dal Consiglio delle Ricerche Australiano. The Electoral Integrity Project è un progetto accademico, che si occupa dello studio dei processi elettorali nella prospettiva comparatistica. Ha sede presso l’Università di Harvard e l’Università di Sydney, ed è diretto dalla prof.ssa Pippa Norris. Il volume “Checkbook Elections?” è, più precisamente frutto della collaborazione tra i progetti – The Electoral Integrity Project e The Money, Politics and Transparency Project (diretto dalla prof.ssa Andrea Abel van Es). Alla stesura di questo libro hanno contribuito dodici studiosi di varie università, esperti nella teoria politica e nella politica comparata. Il volume vuole offrire una teoria originale per comprendere le norme che regolano il finanziamento della politica, riflettendo sia sul grado di intervento dello Stato in questo settore, sia sull’impatto di tali politiche nel tentativo di promuovere la competizione politica equa e “pulita”.

Il titolo del libro deriva dall’espressione idiomatica (di stampo americano) “checkbook journalism”. Checkbook giornalismo, cioè giornalismo “fatto con gli assegni”, nella tradizione americana si riferisce alla pratica di pagare ingenti somme di denaro in cambio della rinuncia dei diritti esclusivi. È certamente un termine peggiorativo, in quanto rappresenta una pratica, spesso immorale, usata dagli editori per comprare notizie “su misura”. In breve, con la parola “checkbook” si cerca di sottolineare il legame esistente tra il denaro ed un modus operandi che si trova in contrasto con le regole e le pratiche convenzionali. Lo stesso vale anche per il mondo politico, dove – come affermano gli autori del volume – il denaro rappresenta “oil in the political engine without which electoral process stall” (p. 227).

L’idea di questo libro nasce dalla necessità di approfondire l’argomento “caldo” – sulla questione del finanziamento dell’attività politica – che si trova al centro degli scandali politici in diversi paesi (ad esempio, la vicenda italiana di “Tangentopoli”). La normativa sul political finance attiene al settore relativo alla disciplina della partecipazione politica, e quindi, influisce sulla competizione effettiva tra i partiti politici, sulle possibilità dell’espressione del Corpo elettorale, e, di conseguenza, sulla qualità della democrazia. Le regole possono anche influire direttamente sulla qualità dei rappresentanti: per esempio, secondo le statistiche citate nel libro, in India esiste una correlazione lineare tra la ricchezza del candidato, il suo collegamento con il mondo criminale e la probabilità di vincita nelle elezioni (p. 74).

Il finanziamento politico, percepito come finanziamento ai partiti durante le campagne elettorali, è considerato dagli studiosi come una delle questioni di legislazione elettorale cd. “di contorno”, e quindi, spesso il tema viene trattato in maniera secondaria e senza la dovuta attenzione. Gli autori del volume cercano di colmare questo vuoto ed, innanzitutto, forniscono una definizione esauriente del concetto del finanziamento politico (political finance). Secondo loro, il termine comprende “tutti i flussi finanziari da e verso i partiti ed i candidati, incluse le entrate e le spese formali ed informali, così come i contributi finanziari o di altro tipo; queste operazione fanno riferimento all’utilizzo dei fondi da parte degli attori politicamente rilevanti durante sia le campagne elettorali sia l’attività giornaliera” (pp. 6-7). […]

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