“Non accetteremo alcun tentativo da parte delle Nazioni Unite di dettare condizioni ad Israele. La strada per la pace attraversa Gerusalemme e Ramallah, non New York. Ma indipendentemente da ciò che accadrà nei prossimi mesi, ho totale fiducia che negli anni a venire la rivoluzione nella posizione di Israele tra le nazioni finalmente penetrerà in questa sala delle nazioni.”1
E’ difficile dire se queste parole del Premier Netanyahu, parte di un discorso durissimo rivolto alle Nazioni Unite il 24 settembre, avranno realmente seguito o meno. Certamente rivelano la precisa volontà governativa israeliana di rivendicare piena libertà di movimento nei negoziati con l’Autorità palestinese, in un momento in cui la vittoria di Trump negli Stati Uniti era poco più che un sogno per l’ala più conservatrice della Knesset, il parlamento israeliano.
Da un lato, rinnovare e ristringere i legami con qualsiasi amministrazione americana dopo i difficili rapporti con la presidenza Obama, divenuti aperto scontro dopo la risoluzione Onu che condanna gli insediamenti in Cisgiordania e il discorso di John Kerry al Dipartimento di Stato americano del 28 dicembre, ma anche distanziarsi preventivamente da qualsiasi legame troppo stretto che possa portare a fastidi con la Russia di Putin, ormai presenza “forte” nell’area.
Uno scenario politico, quello israeliano, che ha trascorso l’ultimo anno ad attendere gli sviluppi delle elezioni statunitensi, e che ora, inaspettatamente, si trova con un presidente Usa che promette di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e chepresumibilmente manterrà un atteggiamento di distanza e favore verso gli insediamenti israeliani in West Bank.
Un passaggio, quello delle elezioni Usa, non di poco conto per la maggioranza parlamentare israeliana, che registra così un rafforzamento dell’ala sionista religiosa rappresentata da Habayt Hayehudi, partito dei coloni, e che promette certamente trasformazioni e riflessi nel campo dei diritti civili oltre che nuova linfa per la battaglia che vuole un nuovo equilibrio tra esecutivo e giudiziario. […]