Questo contributo intende analizzare, nell’ambito del dibattito sul futuro dell’Europa, il conflitto di identità che caratterizza il fenomeno della globalizzazione e la sua problematica proiezione costituzionale sul processo di integrazione europea1. A tal fine, si considererà la concezione composta, plurale ed aperta, che hanno assunto sia il diritto costituzionale europeo2 sia le scienze sociali, al fine di comprendere maggiormente la realtà in cui il diritto costituzionale si trova oggi ad operare3. Si tratta di una realtà complessa e in costante, tirannica e rapida trasformazione4, alla quale questa disciplina deve avvicinarsi il più rapidamente possibile per evitare l’effetto di uno sparo (“un rebufo”) disastroso. Ciò produrrebbe un diritto costituzionale contingente e nell’ombra, che si limiterebbe a riprodurre la realtà, perdendo la sua dimensione normativa
(sia a livello politico sia giuridico), la quale costituisce una garanzia per il pluralismo.
Interrogarci oggi sul futuro dell’integrazione europea richiede di analizzare la crisi che sta attraversando e i conflitti di identità, favoriti dalla globalizzazione 6 . A questo proposito, si ricordi che nel 2017 la Commissione Europea, soprattutto dopo la Brexit (la crisi dei rifugiati provenienti dalla Siria e le tendenze nazionali-populiste della Polonia e dell’Ungheria, ecc.), ha promosso un dibattito sull’integrazione nel “Libro Bianco sul futuro dell’Europa e il cammino da seguire”. In questo testo si prospettavano cinque scenari di discussione e si faceva riferimento ad una possibile retromarcia del processo di integrazione7. A partire da questo documento, ne sono stati adottati altri cinque che lo hanno sviluppato ulteriormente, tra i quali è opportuno fare un cenno a quello relativo alla
“direzione della globalizzazione”. In quest’ultimo, la Commissione criticava la globalizzazione ed i suoi effetti negativi, considerandoli una delle principali cause della crisi […]