Nel secondo quadrimestre del 2013 si sono registrati i segnali di una iniziale, sia pur graduale, ripresa economica che ha permesso finalmente di invertire il trend negativo che ha portato negli ultimi due anni la Spagna in uno stato di piena recessione. Lo dimostrano le previsioni macroeconomiche per il 2014 che evidenziano un aumento del PiL intorno allo 0,7% e una riduzione del tasso di disoccupazione al 25,9%, riportando così stime leggermente più positive rispetto a quelle formulate nel Programma di stabilità (2013-2016) trasmesso qualche mese prima dal Governo di Madrid alla Commissione europea. Questi miglioramenti hanno permesso al Presidente del Governo, Mariano Rajoy, di presentare un disegno di legge finanziaria di mantenimento per il 2014 e al Ministro dell’Economia e della competitività, Luis de Guindos, di pronosticare una stabilizzazione del mercato del lavoro e una crescita iniziale dell’occupazione a partire dal secondo semestre dell’anno.
Le previsioni di un miglioramento minimo della economia hanno permesso al Premier di recuperare credibilità e di risollevare la sua immagine fortemente screditata nell’opinione pubblica a causa dell’ampio scandalo di corruzione finanziaria legato all’ex tesoriere del Partito popolare (Pp), Luis Bárcenas. Scandalo che in questi mesi ha assunto proporzioni e risvolti sempre più complessi, portando alla luce ulteriori irregolarità finanziarie e presunte implicazioni di numerosi dirigenti del partito, tra i quali spicca il nome di Mariano Rajoy. La gravità delle accuse rivolte nei suoi confronti e le insistenti pressioni del Partido socialista obrero español (Psoe) e del suo leader, Alfredo Pérez Rubalcaba, hanno spinto Rajoy ad affrontare per la prima volta la questione nelle aule del Congresso dei Deputati, dove si è difeso da ogni accusa personale sostenendo la stabilità del suo governo ed escludendo categoricamente l’ipotesi di una fine anticipata del suo mandato.
Il caso Bárcenas non è stata l’unica questione a mettere sotto pressione il Presidente Rajoy, che è stato costretto ad affrontare le rivendicazioni sempre più insistenti dell’indipendentismo catalano, specie dopo la richiesta di apertura al dialogo avanzata dal Presidente della Generalità, Artur Mas, e l’enorme successo della manifestazione indipendentista celebrata in occasione della festa nazionalista della c.d. Diada. La lettera con cui Mas ha formalizzato la richiesta di una “consulta pactada” e la lunga catena umana di 400 km, che ha attraversato il territorio catalano in una manifestazione battezzata dalla stampa come il “segundo tsunami indipendentista”, hanno confermato l’esistenza di un forte sentimento secessionista e di una grande determinazione politico-istituzionale nel portare avanti il processo di autodeterminazione in Catalogna seguendo la strada della consultazione referendaria. L’incalzare degli eventi ha spinto Mariano Rajoy ad inviare, a pochi giorni di distanza dalla celebrazione della Diada, una lettera di risposta ad Artur Mas. Nella lettera si è dichiarato pronto al dialogo a condizione che avvenga “sin fecha de caducidad”, nel rispetto della lealtà istituzionale e della legalità e che si prefigga l’obiettivo di fornire la migliore risposta alle necessità reali dei cittadini che in questa fase coincidono- a suo giudizio- con il superamento della crisi economica e non con la revisione del tipo di Stato. La risposta volutamente ambigua di Mariano Rajoy, che ha sottolineato l’importanza dei vincoli esistenti tra la Spagna e la Catalogna senza prendere espressamente posizione sulla questione referendaria, ha scontentato quella parte più intransigente dell’indipendentismo catalano, che ha iniziato ad affinare la propria strategia per portare avanti il processo soberanista senza contare sull’appoggio dello Stato per celebrare il referendum sul futuro politico della Catalogna. In questo modo il Governo Rajoy ha cercato di guadagnare tempo nel processo di negoziazione con Artur Mas, nella speranza di procrastinare sine die la questione catalana e di affrontarla in maniera alternativa, soddisfacendo, ad esempio, le più pregnanti richieste di natura economico-finanziaria della Comunità autonoma attraverso una revisione del sistema di finanziamento autonomico. Una strategia differente da quella seguita finora dal Psoe che, pur dichiarandosi parimenti contrario al progetto soberanista di Artur Mas, insiste sull’opportunità di una revisione in senso federale dello Stato autonomico che riconosca la singolarità della Catalogna e soddisfi le esigenze di una sua maggiore autonomia finanziaria. […]