“In un’Europa divisa tra centro e periferia, ai singoli Paesi che preferiranno rimanere momentaneamente ai margini verrà lasciata la possibilità di avvicinarsi al centro quando lo riterranno più opportuno. Solo con una simile crescita della dinamica e della facoltà di agire, l’Europa potrebbe essere all’altezza delle sfide globali dei prossimi cinquant’anni”. Con queste parole profetiche si chiude uno degli otto interventi di Jürgen Habermas raccolti nel libretto a cura di Ferdinando D’Aniello. Pubblicati per la prima volta all’interno della rivista “Blätter für deutsche und internationale Politik” tra il 2006 e il dicembre del 2018, gli scritti racchiudono e svelano al lettore il pensiero critico e allarmato di Habermas sul destino dell’Unione Europea, mostrando l’amara disillusione dell’Autore verso un ambizioso progetto di integrazione oramai in crisi.
Fedelmente tradotti e collezionati dal curatore dell’opera, gli scritti si sviluppano su tre filoni tematici. Innanzitutto, la mancata democratizzazione delle istituzioni europee (soprattutto in seguito della crisi economica del 2008); il ruolo dei conservatori tedeschi e della loro leader Angela Merkel all’interno dello scenario continentale, e, infine, la prospettiva di un’eventuale unificazione europea (p. 6). Circa il primo argomento, fin dalle prime righe è impossibile non cogliere la vena critica dell’A. nei confronti della mancata integrazione politica europea in corrispondenza dell’introduzione della moneta unica a cui ha fatto seguito un disallineamento delle condizioni socio-economiche dei cittadini dei vari Stati membri. A tale fenomeno, l’A. riallaccia inevitabilmente la questione del marginale ruolo ricoperto dal Parlamento europeo (nonché dai Parlamenti nazionali) nel gestire la crisi. Per far fronte a tale situazione di difficoltà economico-finanziaria, si è difatti preferito privilegiare il ricorso ad un metodo intergovernativo, per cui le funzioni di gestione, controllo […]