“A chi mai gioverebbe la legge della paura, se il danno procurato fosse maggiore del pericolo dal quale prometteva di difenderci?”. Con questo interrogativo si chiude il volume di Giovanna De Minico “Costituzione. Emergenza e terrorismo”, un libro che affronta la tematica dell’emergenza terroristica ponendosi a metà strada tra l’esperienza passata e gli scenari futuri. La quotidiana paura collettiva dettata da un fenomeno terroristico imprevedibile – nel dove, nel come, nel quando e nel chi – è infatti all’origine delle cosiddette “laws of fear”, espressione coniata dall’americano Sunstein (C. R. Sunstein, Laws of Fear. Beyond the Precautionary Principle, 2005), basate sul calcolo probabilistico dell’avveramento del rischio. L’attestazione del livello di rischio pone però il legislatore di fronte alla scelta tra la salvaguardia delle libertà individuali e la garanzia della sicurezza collettiva.
Il pericolo maggiore cui si va incontro pare pertanto essere quello di una deriva securitaria, ove la regola eccezionale si fa permanente e i principi costituzionali moderni vengono irrimediabilmente soffocati. In buona sostanza, nell’intento di scongiurare una situazione in cui “il decisore politico cede al ricatto della violenza, […] abdica alla cultura delle libertà e dell’equilibrio dei poteri, soffocando le prime irragionevolmente anche nei confronti di chi non è in odore di terrorismo, e accumulando poteri nelle mani di esecutivi, collocati in zone più o meno franche del riesame giudiziario” (p.3), l’Autrice si propone di individuare gli strumenti utili per governare il fenomeno emergenziale. In particolare, in mancanza – nell’ordinamento italiano – di una speciale disciplina dello stato di emergenza, l’A. fa appello ai tradizionali canoni dello Stato di diritto e al nocciolo duro dei diritti fondamentali, al fine di formulare un paradigma costituzionale per le generazioni future per gestire l’emergenza terroristica. […]