La decretazione d’urgenza è divenuta, al contrario di quanto previsto nel testo costituzionale del 1948, un modo “ordinario” di legiferare. Come lo stesso Autore chiarisce, però, quello che ci si appresta a recensire non è – e non vuole essere – un lavoro né sulla decretazione d’urgenza né sul Presidente della Repubblica. È, invece, uno studio sui poteri del Presidente della Repubblica in sede di emanazione del decreto-legge e in sede di promulgazione della legge di conversione. Tuttavia – e l’ordine del lavoro rispecchia chiaramente quest’impostazione metodologica – un’indagine su questi poteri presidenziali non può prescindere dalle caratteristiche delle fonti del diritto che di tali poteri del Capo dello Stato sono l’oggetto. Lo studio indaga, dunque, sui limiti che possono giungere alla decretazione d’urgenza dal versante presidenziale. Per questo motivo sembra di grande attualità nonché di estrema utilità.
Il lavoro di Daniele Chinni sembra avere, allora, due obiettivi: da un lato, quello di “individuare le regole costituzionali che delimitano i poteri del Presidente della Repubblica al momento dell’emanazione del decreto-legge e della promulgazione della relativa legge di conversione per poi analizzare come essi siano stati esercitati durante la storia repubblicana”; dall’altro, verificare se un più incisivo controllo del Presidente della Repubblica possa essere strumento utile per ricondurre nella “fisiologia costituzionale” la decretazione d’urgenza dopo la sua radicale trasformazione. Tutta la storia della decretazione d’urgenza è, infatti, storia di metamorfosi. Metamorfosi del decreto-legge, metamorfosi della legge di conversione e, in fine – e questo è il focus del volume – metamorfosi-evoluzione dell’esercizio dei poteri del Presidente della Repubblica. Metamorfosi intesa come divaricazione tra il disegno costituzionale e l’uso del decreto-legge: di conseguenza, tale divaricazione ha inevitabilmente avuto un’influenza nell’evoluzione dei poteri presidenziali di controllo su tali fonti del diritto. Il punto di partenza è, dunque, nel testo costituzionale così come uscito dall’Assemblea costituente – in seno alla quale pure non mancarono autorevoli voci in disaccordo con l’inserimento del decreto-legge in Costituzione – e il punto d’arrivo nelle prassi attuali, dopo vicende alterne e paradossi che hanno caratterizzato l’istituto del decreto-legge nella storia costituzionale italiana.
La prima parte del Volume è “statica”: analisi delle sole regole costituzionali, e non anche delle prassi. La seconda parte, invece, si configura come “dinamica”, prendendo in considerazione la storia repubblicana della decretazione d’urgenza – nel volume s’usa la locuzione “decretazione d’urgenza” per intendere sia decreto-legge che legge di conversione, e qui si farà lo stesso – e quella dei controlli presidenziali su di essa. Con questa doppia prospettiva d’indagine, si tenta di fare dapprima una lettura del solo testo costituzionale, per poi verificare, attraverso lo studio delle prassi, se queste siano state contra Constitutionem o se, invece, possano dare un senso diverso alle norme costituzionali. Questa logica porta “i due piani d’indagine a parlarsi, a cercarsi l’uno nell’altro, a guardarsi allo specchio”: e qui risiede, probabilmente, una delle maggiori eleganze del Volume di Daniele Chinni. […]