Il 4 dicembre 2016 si è svolto il tanto atteso referendum costituzionale riguardante la modifica di più di 40 articoli della Costituzione. Una riforma ritenuta “urgente e indispensabile” per ragioni storiche, politiche, costituzionali. L’iter procedurale si è avviato nel momento in cui il Governo ha presentato alle Camere la prima bozza del disegno di legge di revisione costituzionale, di seguito ampiamente modificata in Commissione e in Aula. I tempi per il superamento del bicameralismo paritario sembravano essere “maturi” così come la trasformazione del Senato in una Camera rappresentativa dei territori. La riforma costituzionale si proponeva l’obiettivo di razionalizzare il sistema dei rapporti Governo-Parlamento e armonizzare quelli tra Stato e Regioni, venendo giustificata non solo per ragioni politiche6, ma anche storiche. Come avremo modo di illustrare criticamente nel prosieguo, il ddl costituzionale prevedeva, in via principale, che solo la Camera desse la fiducia al Governo; che il Senato sarebbe stato composto da esponenti delle istituzionali regionali e comunali; la prevalenza della Camera dei Deputati per alcune leggi con un ruolo secondario per il Senato; la previsione di garanzie per le Opposizioni attraverso la previsione di un apposito Statuto; la (ri)centralizzazione delle competenze in capo allo Stato con eliminazione della competenza concorrente; l’abolizione del CNEL; la nuova modalità di elezione dei Giudici della Corte costituzionale; la rilevante novità del ricorso preventivo alla Corte sulle leggi elettorali; il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta; la nuova disciplina della decretazione d’urgenza e la previsione di uno strumento parlamentare a tutela dell’approvazione del programma di governo.
Ha vinto il No a seguito di una battaglia referendaria durissima, la quale ha visto contrapposti e coinvolti i principali quotidiani italiani, i costituzionalisti, i politici. La vittoria del No è stata netta, indiscutibile, suggellata da un’altissima percentuale di partecipazione popolare. I costituzionalisti, spaccati sul metodo utilizzato e sui contenuti di merito, sono stati divisi al loro interno. C’è chi ha parteggiato per il Si, chi per il No con la creazione da ambo le parti dei reciproci comitati, protagonisti di una dura e accesa ‘battaglia’ sulle modifiche costituzionali, sul procedimento seguito e sull’omogeneità del quesito referendario. […]
Scarica il testo in formato PDF
Di seguito si riporta il sommario della rassegna critica: 1. Il ddl costituzionale Renzi-Boschi: il prima e il dopo – 2. I contributi della comunità scientifica – 2.1. Aa. Vv.,‘Forum sul D.D.L. costituzionale “Renzi-Boschi”, Torino, Giappichelli, 2015 – 2.2 Aa. Vv.,‘Perché Si: le ragioni della riforma costituzionale’, Roma-Bari, Laterza, 2016 – 2.2 Stefano Ceccanti, ‘La transizione è (quasi) finita: come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima: verso il referendum costituzionale’, Torino, Giappichelli, 2016 e Guido Crainz-Carlo Fusaro, ‘Aggiornare la Costituzione: storia e ragioni di una riforma’, Roma, Donzelli, 2016 – 2.3 Emanuele Rossi, ‘Una Costituzione migliore? Contenuti e limiti della riforma costituzionale’, Pisa, University Press, 2016 – 3. Da dove ripartire, nel metodo e nel merito – 4. Conclusioni. Il principio della centralità del Parlamento come salto di qualità