Mentre la travagliata XVII Legislatura sta volgendo ormai al termine, l’Aula di Palazzo Madama, poche settimane dopo essere giunta, in concorso con l’altro ramo parlamentare, ad una nuova globale ridefinizione dei meccanismi per l’elezione delle Camere1, si appresta ad esaminare e – tutto lascerebbe intendere – ad approvare una proposta di riforma organica del Regolamento del Senato.
Il tema della revisione della disciplina regolamentare interna è emerso in entrambe le Camere sin dall’inizio della legislatura in corso2, anche sulla scorta delle proposte presentate, ma poi non approvate, negli anni precedenti3. Se però entrambi i Presidenti dei due rami parlamentari si sono mostrati particolarmente sensibili a questo aspetto già all’indomani del loro insediamento4, è stata in particolare la Presidente Boldrini ad avere da subito fortemente insistito affinché si addivenisse quanto prima ad una globale ridefinizione della disciplina regolamentare di Montecitorio5. Proprio in virtù di questo, oltre che naturalmente dell’ampio surplus di seggi parlamentari di cui ha goduto, e tutt’ora gode, la maggioranza di governo in questa legislatura soprattutto a Montecitorio in ragione dell’attribuzione alla coalizione guidata dal Partito democratico, in occasione delle elezioni del 2013, del premio di maggioranza nazionale6 previsto – appunto – per la Camera dalla legge n. 270 del 2015 7, sembrava dovesse essere proprio l’Assemblea di […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. La sorprendente ripresa dell’esame di una proposta di riforma organica del Regolamento del Senato a pochi mesi dal termine della XVII Legislatura. – 2. Le modifiche proposte per combattere la frammentazione e il transfughismo parlamentare. – 2.1. La “stretta” alla disciplina relativa alla costituzione dei Gruppi parlamentari. – 2.2. La previsione di “punizioni” per chi lascia il proprio Gruppo. – 2.3. Le misure finanziarie per incentivare la continuità dei Gruppi. – 3. I numerosi interventi volti a velocizzare il procedimento decisionale e a rafforzare la maggioranza di governo a fronte delle debolissime misure per tutelare le minoranze. – 3.1. Il “favore” per i procedimenti decentrati. – 3.2. L’introduzione di “corsie preferenziali”. – 3.3. La riduzione del numero e della durata degli interventi e della possibilità di discutere gli emendamenti. – 3.4. Lo snellimento delle regole relative all’espressione dei pareri. – 3.5. Le misure semplificatorie in tema di riunioni dell’Assemblea e svolgimento delle votazioni. – 3.6. Segue. Il ridimensionamento della possibilità di richiedere lo scrutinio segreto. 3.7. – La “regolamentizzazione” delle conseguenze acceleratorie e di strozzamento del dibattito conseguenti alla posizione della questione di fiducia. – 3.8. Le modifiche relative alla composizione e alla convocazione della Giunta per il Regolamento. – 4. Il necessario cambio di rotta delle riforme per arginare l’attuale degenerazione della dialettica parlamentare.