L’ordinanza del Tribunale di Messina, che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla legge elettorale n. 52 del 2015(cd. Italicum), è l’occasione per riflettere sulla materia elettorale, nel tentativo di dare chiarezza sulla cd. ‘zona d’ombra e franca’ del giudizio di costituzionalità.
Preliminarmente si intende definire il metodo seguito nell’analisi delle questioni affrontate dal giudice messinese, tenendo conto degli aspetti più strettamente processuali, a partire proprio dal ricorso all’azione di accertamento di diritti costituzionali, e in particolare di diritti politici, quale ulteriore ‘via di accesso’ al giudizio di costituzionalità. Sul piano del merito, si prenderanno in esame solo due delle sei questioni sollevate dal giudice a quo, maggiormente incidenti sulle modalità dell’esercizio della sovranità popolare e in generale sul principio di rappresentanza politica.
Le brevissime riflessioni non possono non prendere le mosse dalla sentenza n.1/2014 della Consulta, nel tentativo però di discernere gli eventuali punti di sostanziale similitudine e di evidente differenza tra le questioni sollevate.
Da un lato si terrà conto del ruolo del giudice costituzionale, quale luogo di mediazione delle questioni ad alto tasso di conflittualità politico-istituzionale, investito troppo spesso di funzioni di supplenza legislativa.
Dall’altro lato, nella prospettiva di un aggiornamento della normativa che regola il giudizio di costituzionalità, va ricordato che l’art. 28 della legge 11 marzo 1953, n. 87 ‘Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale’ pone un limite chiaro al controllo di costituzionalità, escludendo ogni valutazione di natura politica e ogni sindacato sull’uso del potere discrezionale del Parlamento.
La Corte costituzionale, quindi, è chiamata a muoversi lungo la linea sottile tra il giudizio di legittimità e il giudizio a carattere politico, stavolta quale attore principale di una stagione di riforme legislative e costituzionali di forte impatto sociale. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Premessa: aspetti metodologici e sistematici. – 1.1. La normativa elettorale ritorna al vaglio della Corte costituzionale. – 2. Actio popularis e giudizio costituzionale incidentale: la tendenza all’allargamento delle vie d’accesso alla Corte costituzionale. – 3. Il giudizio sulla non manifesta infondatezza. – 4. Vulnus ai princìpi della rappresentanza democratica: il premio di maggioranza, la mancanza di soglia minima per il ballottaggio, la clausola di sbarramento, i criteri di calcolo delle soglie. – 4.1. Vulnus al principio della rappresentatività territoriale e del voto diretto. impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati. – 5. Conclusioni: incertezze legislative e fattore tempo nel diritto.