Con ‘presidenzializzazione della politica’ Leopoldo Elia definiva, rifacendosi allo studio condotto dai politologi T. Poguntke e P. Webb, la tendenza delle democrazie contemporanee ‘a divenire ‘ più presidenziali (secondo il senso statunitense) nella loro prassi di questi anni senza che, nella maggior parte dei casi, cambiasse la struttura tradizionale delle regole caratteristiche del loro tipo di regime’1, cioè di presidenzializzarsi a struttura governativa invariata. Prima di addentrarci nell’analisi, va premesso che, secondo la dottrina sia giuspubblicistica che politologica, la tendenza alla presidenzializzazione, ovvero la verticalizzazione del potere degli esecutivi 2, si sostanzia in un processo di metamorfosi che prescinde da formali revisioni delle norme costituzionali inerenti alla forma di governo3, incentrato sulla concentrazione dei poteri nelle mani del Capo e dell’Esecutivo. Pur potendo caratterizzare ogni forma di governo e non esclusivamente la forma di governo presidenziale4, si parlerà di presidenzializzazione in riferimento alla specifica esperienza turca, quale esempio di forte concentrazione del potere in senso monista.
La contestuale presenza di una serie di variabili, quali la riforma costituzionale della forma di governo e la personalizzazione della dialettica politico-istituzionale, di dinamiche presidenziali, fa assumere loro un preciso significato se inserite nella particolare passaggio congiunturale dalla forma di governo parlamentare a quella presidenziale. Né del resto sembra possibile parlare di effetti automatici e prevedibili determinati dalla combinazione di dette variabili, perché qualsiasi sia il grado di presidenzializzazione, letto alla luce della forma di governo, non si può dare per scontato il risultato accrescitivo o limitativo del regime democratico5. Cio’ rende interessante lo studio del caso turco, che presenta una serie di variabili politicocostituzionali, dalla cui combinazione potrebbero aversi esiti, molto incisivi sui tratti strutturali e identificativi della democrazia, a partire proprio dalla recente riforma costituzionale 6. Basti pensare al decreto del 7 febbraio 2017 con cui il Governo sta proseguendo, dopo il tentato colpo di Stato del luglio 2016, la durissima repressione delle libertà di espressione e di insegnamento7. Si contano già oltre 4000 docenti universitari licenziati, oltre ai giornalisti, ai giudici, quali principali obiettivi della linea dura adottata per combattere i ‘presunti’ seguaci di Fetullah Gulen8. In questo clima autoritario ed emergenziale, di certo, la campagna referendaria […]
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Di seguito si riporta il sommario dell’articolo: 1. La portata globale degli effetti del referendum costituzionale turco; 2. La Carta fondamentale turca, una Costituzione senza costituzionalismo; 3. L’ascesa del partito Akp e del suo progetto riformatore turco; 4. La torsione del modello presidenziale nella riforma costituzionale turca; 5. Il potere del Capo a colpi di maggioranza; 6. L’art.119 della riforma costituzionale turca e la deliberazione dello stato di emergenza; 7. Conclusioni