ABSTRACT
Nel caso Husted v. A. Philip Randolph Institute, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la procedura di cancellazione degli aventi diritto al voto dai registri elettorali dello Stato dell’Ohio è conforme alle previsioni della normativa federale di riferimento (National Voter Registration Act ed Help America Vote Act). Con l’avallo del sistema delle “purghe elettorali” dell’Ohio, la Corte ha avuto modo di esprimere un orientamento chiaramente conservatore in materia di tutela del diritto di voto, orientamento che occorre collegare al contesto politico-istituzionale in cui si inserisce la sentenza presa in esame in questa sede. Di fatto, la decisione della Corte, presa con una maggioranza di cinque a quattro, riflette la tendenza degli Stati a guida repubblicana di ricorrere a pratiche e procedure che appaiono volti a restringere l’effettivo esercizio del diritto di voto, in particolare, da parte delle minoranze etniche e dei gruppi più vulnerabili della società americana, con la giustificazione della necessità di ridurre le frodi elettorali. A ciò si aggiunge, da un lato, la revisione, sotto l’amministrazione Trump, del ruolo del Dipartimento di Giustizia per reprimere eventuali esiti discriminatori nelle procedure di rimozione dei nominativi dai registri elettorali e, dall’altro lato, la rinnovata composizione della stessa Corte Suprema che contribuisce a consolidare la maggioranza di destra in essa presente. Nel quadro così delineato è possibile comprendere la reale portata della sentenza in parola, che trova degli interessanti punti di connessione sia con la risalente che con la più recente giurisprudenza della Corte in tema di “soppressione del voto”, fenomeno già conosciuto negli Stati Uniti dove i legislativi statali hanno spesso introdotto misure normative finalizzate a rendere più difficile l’esercizio del diritto di voto. Ciò è stato possibile, ad esempio, attraverso la previsione di rigorosi requisiti di identificazione per gli elettori, la pratica del gerrymandering o per l’appunto, di procedure di eliminazione dai registri elettorali, sulla base della mancata partecipazione alle elezioni.
In Husted v. A. Philip Randolph Institute, the Supreme Court of the United States ruled that State of Ohio’s process of removing the names of voters from the registration rolls is compliant with the federal laws (National Voter Registration Act ed Help America Vote Act). By upholding the Ohio’s “voter purges” system, the Court has had the opportunity to express a clear conservative orientation in relation to the protection of the right to vote, within a specific political and institutional context. By a vote of 5-4, the Courts’ ruling, actually, reflects the tendency of Republican-controlled States to introduce practices and procedures that seem aimed to restrict the effective exercise of the right to vote, in particular, for minorities and the most vulnerable groups in American society, as a way to prevent electoral frauds. In addition to this, on the one hand, the Trump Administration has reversed course in the implementation of the federal role in voter protection by the Justice Department and, on the other hand, Supreme Court’s renewed composition has consolidated its conservative majority. This framework enables understanding the real impact of the Supreme Court decision in Husted, which appears in line both with the recent and earlier voting rights jurisprudence concerning voter suppression, a well-known reality in the United States consisting of barriers erected by States that make it harder for certain populations to cast their ballots. These barriers include voter identification laws, practice of gerrymandering and procedures aimed to remove names of ineligible electors from the voter rolls by reason of the failure to vote.
PAROLE CHIAVE: diritto di voto, “purghe” elettorali, Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, registrazione elettorale, Partito Repubblicano
KEYWORDS: right to vote, voter “purges”, Supreme Court of the United States, voter registration, Republican Party
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SOMMARIO: 1. Premessa – 2. Il quadro normativo di riferimento: dal National Voter Registration Act (NVRA) all’Help America Vote Act (HAVA) – 3. I fatti oggetto della controversia – 4. Il caso al vaglio della Corte Suprema, passando per le pronunce della District Court e della Court of Appeal for the Sixth Circuit – 5. La giurisprudenza della Corte Suprema in tema di voter suppression – 6. Conclusioni