1. Dalle relazioni svolte da chi ha parlato prima di me emerge un quadro piuttosto articolato di quelli che sono i dubbi che suscita l’attuale legislazione elettorale, sotto il profilo di legittimità costituzionale. Ma, pur condividendo alcune delle perplessità manifestate, rimango della convinzione che un intervento della Corte costituzionale debba comunque sempre rappresentare un’ultima ratio, specialmente in tema di elezioni politiche1. Con questo non si vuole negare il rilievo e l’opportunità di precedenti interventi della Corte in materia, giustificati anche dall’«esigenza che non siano sottratte al sindacato di costituzionalità le leggi, quali quelle concernenti le elezioni della Camera e del Senato, che definiscono le regole della composizione di organi costituzionali essenziali per il funzionamento di un sistema democratico-rappresentativo e che quindi non possono essere immuni da quel sindacato», come evidenziato nella sent. n. 1 del 2014, ove si sottolineava, altresì, che se non si effettuasse tale sindacato «si determinerebbe un vulnus intollerabile per l’ordinamento costituzionale complessivamente considerato»2 (un ordine di idee che, sia detto per incidens, ricorda da vicino quanto affermato quando si dichiarò l’ammissibilità del sindacato sulle leggi costituzionali3).
Massimo Siclari, Considerazioni sulla possibilità di una modifica delle regole elettorali
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