Eletto nelle file del Partito Repubblicano, sia nel collegio unico nazionale sia nel collegio di Roma – Latina – Viterbo – Frosinone, Tomaso Perassi ebbe un ruolo assai rilevante nell’Assemblea Costituente, come componente della Commissione per la Costituzione (della quale fu anche segretario) – contribuendo in particolare ai lavori della seconda sottocommissione competente per l’ordinamento costituzionale della Repubblica – e del Comitato di coordinamento, poi trasformato in Comitato di redazione1.
Ed è proprio con riferimento ai poteri della Commissione che si registra il primo intervento di Perassi in Assemblea volto a suggerire che essa non dovesse occuparsi solo dell’elaborazione del progetto di Costituzione ma anche di “eventuali altri disegni di legge in materia costituzionale”. La proposta di emendamento venne poi ritirata2, decidendosi nel senso di una modifica regolamentare – di cui sarebbe stato relatore lo stesso Perassi (che faceva parte anche della Giunta per il Regolamento) – consistente nell’introduzione dell’articolo aggiuntivo al Regolamento della Camera3 con il quale si istituivano quattro commissioni permanenti: ad esse si affidò il compito di stabilire quali fra i disegni di legge governativi dovessero essere sottoposti alla deliberazione dell’Assemblea4.
Già in questa occasione Perassi diede prova della sua capacità di cooperare alla ricerca di soluzioni tecniche suscettibili di ampia condivisione fra i Costituenti. Si trattava di mediare tra chi, come Piero Calamandrei, riteneva che l’Assemblea non si dovesse occupare esclusivamente dell’approvazione del testo costituzionale, ma anche di esercitare in modo significativo la funzione legislativa ordinaria, di cui possedeva la titolarità, e chi, invece,
sosteneva che il Governo dovesse mantenere pressoché intatti i poteri conferitigli dalle costituzioni provvisorie salvo limitate deroghe5.
Ma è soprattutto su varie scelte di merito affrontate dall’Assemblea che il contributo di Perassi si rivelò fondamentale, se non decisivo.
«Può dirsi che non vi sia parte della Costituzione alla quale egli non abbia recato un suo sempre penetrante apporto. Oltre ai numerosissimi interventi rivolti a far conseguire un perfezionamento tecnico alle formulazioni proposte (e più importanti fra queste quelle relative all’adattamento automatico del diritto interno alle consuetudini internazionali
generalmente riconosciute), contributi sostanziali di grande rilievo vennero da lui in numerose occasioni»6. D’altronde la sua candidatura non era stata casualmente decisa dall’allora segretario del Partito repubblicano Giovanni Conti, con il quale aveva condiviso la militanza negli anni giovanili e nel movimento clandestino7. Conti aveva una tale fiducia ed ammirazione per
Perassi da scrivergli, nella lettera con la quale lo invitava a candidarsi alla Costituente: «Tu comprendi che io mi sentirei solo, incapace di muovere un passo, senza la tua presenza nell’Assemblea. La tua decisione determinerà tante conseguenze utili per la buona causa»8. La conoscenza fra i due risaliva all’inizio del secolo scorso, quando Perassi, giovanissimo, dedicò ampia parte della sua riflessione a vari temi e figure del movimento
repubblicano, attraverso un’intensa attività pubblicistica 9 . Nell’ambito di questa produzione giovanile comparvero i primi scritti giuridici di Perassi, rivolti all’analisi di […]
Scarica il testo in formato PDF