MESSICO: Rosa Iannaccone, La “nuova normalità” non è poi così diversa dalla precedente: concentrazione dei poteri, militarizzazione e machismo

Mentre il Messico entrava nella fase di Nueva Normalidad (Cfr. Presidenza) della pandemia, è venuto alla luce il più grande scandalo di corruzione nella storia del Paese. Il direttore di Petróleos Mexicanos (Pemex) dal 2012 al 2016, Emilio Lozoya Austin, dopo diversi mesi di latitanza, è stato catturato in Spagna, a luglio, ed ha accettato di riferire informazioni rilevanti nell’indagine sul sistema di corruzione messo in piedi, in Messico, dall’impresa di costruzioni brasiliana Odebrecht. Lozoya ha denunciato alla Fiscalía General de la República (FGR) una serie di politici di spicco e, in particolare, ha reso noto il coinvolgimento degli ex Presidenti Enrique Peña Nieto (2012-2018), Felipe Calderón Hinojosa (2006-2012) e Carlos Salinas de Gortari (1988-1994) e di altri 13 politici tra cui tre Governatori – Francisco García Cabeza de Vaca di Tamaulipas (PAN), Francisco Domínguez di Querétaro (PAN) e Miguel Barbosa di Puebla (Morena) –  accusati di aver preso tangenti quando erano legislatori e due ex candidati alle ultime elezioni presidenziali del 2018 – José Antonio Meade (PRI) del Partido Revolucionario Institucional e Ricardo Anaya (PAN).

Dello scandalo uno dei principali beneficiari è stato il Presidente López Obrador, il quale lo ha utilizzato, in vista delle elezioni generali che si svolgeranno nel 2021, per provare ad acquisire legittimità in un momento particolarmente difficile non solo per il suo Governo ma anche per il suo partito. Secondo l’indagine GEA (Grupo de Economistas y Asociados) – ISA (Investigaciones Sociales Aplicadas S.C) del 2 luglio, infatti, il 58% dei cittadini messicani disapprova l’amministrazione di López Obrador e, per la prima volta dall’inizio del suo governo, questi sono in numero superiore rispetto a coloro che la sostengono (39%). Inoltre, l’attuale Presidente registra il livello più basso di popolarità se comparata a quella dei suoi predecessori – Enrique Peña, Felipe Calderón e Vicente Fox – nello stesso periodo del mandato. Tra le motivazioni espresse, per spiegare questo calo di popolarità, la più significativa è stato il grave deterioramento della situazione economica del Paese a causa della pandemia: quasi il 40% della popolazione ha affermato che l’economia è il problema […]

Scarica il testo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Cronache costituzionali dall'estero, Messico, Nomos e contrassegnata con America Latina, concentrazione dei poteri, Cronache costituzionali dall'estero, machismo, Messico, militarizzazione, Nomos 2/2020, Rosa Iannaccone. Contrassegna il Permalink.