Penso che il Rettore, angustiato da rilevanti impegni, dovrà subito lasciarci. Comunque, Gli siamo grati per la sua presenza e per quanto ha saputo dirci.
Abbiamo una tabella di marcia piuttosto densa, fatta di parecchie tappe; e dobbiamo terminare alle ore una, al massimo alle una e un quarto per consentire una breve pausa e, immediatamente dopo, la ripresa dei lavori sotto la presidenza di Enzo Cheli. Chi ora presiede ha, quindi il dovere di disciplinare l’incontro astenendosi dall’interloquire con osservazioni personali. Non posso, però, dare l’avvìo al nostro itinerario se non dopo avere elevato un ricordo riverente verso Costantino Mortati.
Anche se il Rettore ha già espresso parole opportunissime per identificare la cifra intellettuale di questo grande personaggio, poiché ci sono parecchi giovani qui presenti, vorrei ripetere loro che, con Mortati, siamo di fronte ad uno dei più acuti pensatori del Novecento giuridico. Sì, pensatore, perché ha profondamente riflettuto; ha, infatti, vissuto grossi tormenti culturali, che lo hanno obbligato a riflessioni profonde e profondamente innovative. In tal modo egli ha provocato, stimolato, vivificato la scienza giuspubblicistica italiana. Ebbene, oggi, a distanza di trenta anni dalla sua morte, quel messaggio si rivela ancora fertilissimo. Ed io non posso che invitare i nostri giovani a leggere o a rileggere Mortati. Ne vale la pena.
Perdonate se mi prendo la libertà di elevare un ricordo affettuoso anche a Mario Galizia, che di Mortati fu allievo spirituale e, per tanti versi, suo prosecutore nella ricerca scientifica e nella didattica in seno alla Facoltà romana di Scienze Politiche. A Mario io fui legato da sentimenti di affettuosa amicizia ed ho verso di lui un debito enorme: nelle lunghe, interminabili passeggiate dei nostri dopo/cena durante il suo insegnamento fiorentino, io ho avuto da lui trasmessa parte di quel cospicuo patrimonio culturale accumulato da Mario in tanti anni di appassionate ricerche. Dirò di più: ne sono stato notevolmente arricchito.
Due sole parole a mo’ d’inizio. […]