L’insegnamento di Giustizia Costituzionale in una Facoltà di Scienze Politiche mi ha subito indotto a riflettere sul metodo più proficuo da seguire in relazione al tipo di studio ed alle prospettive occupazionali degli studenti del corso. La scelta è stata a favore del metodo storico-comparativo rispetto ad un’analisi, di tipo esegetico-dogmatico, sul processo e sulla giurisprudenza costituzionale, anche perché il tema dei meccanismi di garanzia necessita comunque di un ampio quadro prospettico di riferimento. Ed invero la supremazia e la protezione della Costituzione si sono manifestate, come è noto, in una pluralità di forme attraverso un processo plurisecolare, che essenzialmente origina dalla concezione di un diritto superiore insita nel giusnaturalismo di Locke e trova nel costituzionalismo nordamericano di fine ‘700 una fondamentale attuazione nell’ordinamento giuridico dello Stato.
L’oggetto della protezione costituzionale muta dalle prime Costituzioni dello Stato liberale alle diverse forme di “streitbare Demokratie” delle Costituzioni del secondo dopoguerra, attraverso il passaggio della tutela costituzionale dello Stato-partito del periodo fascista e nazionalsocialista della prima parte del XX secolo. Naturalmente oltre all’oggetto della protezione costituzionale variano anche le modalità del controllo, secondo diversi modelli, la cui tipologia ha costituito il contenuto di una serie di ricerche.
In proposito si può ricordare che la varietà dei modelli e delle tipologie di giustizia costituzionale trovarono già, nella dottrina italiana, nella fondamentale monografia di Carlo Esposito del 1934 sulla validità della legge, interessantissimi approfondimenti, anche se forse il primo saggio di sistemazione organica dei modelli di sindacato di costituzionalità, nella dottrina italiana, è dovuto all’opera di Piero Calamandrei degli anni Cinquanta ed alla magistrale trattazione di Mauro Cappelletti, negli anni Sessanta. Nell’ambito della dottrina straniera, tanto per citare qualche nome illustre, si posso ricordare, tra le altre, le ricostruzioni della giustizia costituzionale di Favoreu e di Häberle. Ma non è tanto il problema della modellistica e delle tipologie ad attirare l’attenzione dello studioso sulla complessa tematica della giustizia costituzionale, anche perché non sempre costituiscono delle vere alternative, considerando una certa tendenza verso “forme di giustizia costituzionale”, come le definisce Alessandro Pizzorusso, per così dire, ibride. È invece molto più interessante, come è ovvio, la ricerca dell’affermarsi e dell’inverarsi della giustizia costituzionale, in forme e modalità assai diverse, nei vari ordinamenti giuridici statali, anche perché molto spesso rappresentano una “rottura” rispetto a principi consolidati. […]
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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Il metodo storico comparativo. – 2. Le origini della giustizia costituzionale (cenni). – 3 La nota polemica sul custode della costituzione. – 4. L’Assemblea costituente (cenni). – 5. Il dialogo tra le Corti. – 6. La riforma costituzionale e il suo rapporto con il tema delle garanzie.