La cinematografia è piena di narrazioni che hanno a base il loop temporale: lo stesso giorno si ripete con i medesimi accadimenti per un tempo infinito. Nei film, tuttavia, c’è una morale: ogni nuovo giorno aggiunge un qualcosa alla
consapevolezza del protagonista, che lo proietta verso una conoscenza superiore.
Nel caso dell’eterno dibattito italiano sulla legge elettorale, si allestisce almeno da ventotto anni il medesimo loop. Ma è ancora dubbio se l’approdo possa essere quello di una più alta consapevolezza.
A due anni dal nuovo turno elettorale per il rinnovo della rappresentanza nel Parlamento, dunque, l’unica certezza è data dalla riconfigurazione dei collegi elettorali approvata sul finire del 2020 in ossequio alla legge 27 maggio 2019, n. 51. Com’è noto l’intervento si proponeva di intervenire-delegando una Commissione di esperti- per procedere al rimodellamento dei collegi indicati dalla legge 165 del 2017, il cosiddetto Rosatellum, per rendere agibile la normativa elettorale ancora vigente nel nuovo contesto caratterizzato da una diversa numerosità della rappresentanza parlamentare. In altri termini: in mancanza di nuove norme elettorali, in caso di elezioni uno strumento a cui far ricorso con minime manomissioni ci sarebbe. E non è poi detto che questo “recovery” alla fine non potrebbe rivelarsi come l’ultima chance, considerata la complessità del quadro politico.
Pino Pisicchio, Appunti sull’ennesima (necessaria) riforma elettorale
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