C’è una parte rivelata, persino pedagogica, nell’ultima monografia di Ciro Sbailò, ordinario di diritto pubblico comparato con una intensa passione per la speculazione filosofica, ed un sottotesto importante almeno quanto la parte manifesta. Il libro (“Sul sentiero della notte, La πόλις. Introduzione alle imminenti sfide del diritto pubblico”, Pacini editore, 2020), infatti, poggia su una felice scrittura che ambisce ad andare oltre la platea dei giuristi, pur mantenendo il canone rigoroso della scientificità, per descrivere come le sfide della modernità, poste all’idea condivisa di spazio pubblico nella cultura europea, impongano ermeneutiche del tutto nuove, che l’Autore svolgerà attraverso un itinerario appassionante e denso di scambi tra le discipline filosofiche e quelle giuspubblicistiche. Il sottotesto è, allora, il bagaglio di crediti che in questo lavoro la filosofia accumula nei confronti del diritto, imponendo un prodotto scientifico “crossover”, che può ben proporsi come strumento di analisi di valenza più generale. Un buon canone ermeneutico, dunque, per accostarci ad una realtà effettuale che denuncia sempre più esplicitamente la sua natura liquida.
L’Autore parte dalla nozione di spazio pubblico che i classici del diritto occidentale, da Platone a Kelsen, a Schmitt, hanno consegnato alla cultura dei contemporanei, descrivendone la doppia declinazione di rapporto tra persone e tra persone e Stato. Per farlo prende le mosse da una particola infinitesimale della realtà, piccola ed invisibile quanto il virus che nel 2020 ha cambiato la vita di ogni essere umano: l’informazione sull’esistenza in natura dei diritti inalienabili dell’individuo, e sull’interesse pubblico superiore che travalica le singole persone. Quell’informazione, che trova spazio, attraverso il diritto pubblico, nel patrimonio culturale di una nazione, deposita anche una traccia che Sbailò raccoglie ripercorrendo la ricerca di Emanuele Severino, esplicitamente (ed affettuosamente) salutato come Maestro. Sulla scia del pensiero di Parmenide, infatti, Severino ricostruisce la portata dello spazio pubblico, nella sua dimensione di realtà in divenire. Il punto di partenza è il nichilismo: l’idea che le cose nascano dal nulla e al nulla siano destinate, segnando così “ l’evidenza incontrovertibile del divenire”. Per Sbailò (e Severino) quell’informazione che giunge ai moderni sottoforma di pensiero nichilista origina anche l’avvento dell’ἐπιστήμη e dello spazio pubblico accolto nella cultura degli europei e del mondo occidentale tutto. Nel pantheon che raccoglie lo spazio pubblico occidentale rientrano, […]