Ottobre è il mese in cui la svolta illiberale della Polonia, risalente al 2015, è sottoposta alla sua attesa e regolare prova d’appello, e la prova viene vinta da “Diritto e giustizia” (PiS) in maniera netta anche se non completa. Nelle elezioni legislative del 13 ottobre le liste dominate dal partito ottengono per la seconda volta di seguito la maggioranza assoluta di seggi al Sejm, la Camera bassa del Parlamento, anche se la perdono al Senato. Per una singolare volontà del destino, viene confermato al PiS l’identico numero di 235 seggi su 460 anche se questo risultato si deve a una percentuale di voti (43,59%) di ben sei punti superiore a quella ottenuta nell’ottobre di quattro anni addietro, con una corrispondente riduzione del premio implicito. Ciò si spiega con il fatto che non si è prodotta questa volta quella straordinaria dispersione di voti che ebbe luogo nel 2015, e che aveva in particolare azzerato la rappresentanza parlamentare delle formazioni di sinistra nonostante una cospicua percentuale di voti. Questa volta, al contrario, quasi il 99% dei voti viene trasformato in seggi superando le diverse soglie di sbarramento per partiti e coalizioni, anche se l’uso del divisore d’Hondt fornisce un cospicuo premio implicito alla formazione vincitrice. Inoltre le elezioni legislative di ottobre – se non si considerano quelle presidenziali, rette da un’altra logica – conoscono la più alta partecipazione dal 1989, con un’affluenza al voto del 61,7%, di oltre dieci punti superiore a quelle del 2015, favorita probabilmente anche dall’esasperazione dei toni nella controversia sullo stato di diritto, oltre che dall’abbondanza di misure sociali introdotte negli ultimi anni e che hanno fatto sentire valorizzata una parte della popolazione che in passato era sempre stata politicamente alienata (l’insistenza di Kaczyński sulla “versione polacca dello stato del benessere”).
Si tratta ad ogni modo di un dato saliente in un paese che ormai era divenuto caso esemplare, nella scienza politica, per la carente partecipazione elettorale, fin qui considerata cronica, anche se questa tendenza all’aumento della partecipazione è iniziata dalle elezioni amministrative del 2018 e da quelle europee dello scorso giugno, ciascuna delle quali ha segnato un record storico nel rispettivo campo. Si è detto sopra che la vittoria del PiS, benché nettissima, non è stata completa. Non lo è stata prima di tutto per due ragioni. La prima è che il partito ha perso di stretta misura la maggioranza al Senato (per il quale si vota, dal 2011, in cento collegi uninominali con il maggioritario a turno unico), […]