Il quadrimestre preso in esame evidenzia per un verso l’avanzamento dell’opera di edificazione di una democrazia illiberale, da realizzarsi con nuovi progetti di logoramento o conquista delle istituzioni di garanzia e controllo, ma per l’altro lascia scorgere il profilarsi di alcuni indizi di resistenza, con qualche efficacia, da parte delle opposizioni.
L’Europa, da parte sua, non potendo per ora dare efficacia alla propria azione volta a garantire i principi sui quali essa è fondata, è riuscita però ad assicurarsi un successo di prestigio inatteso, quasi nella forma di una rivalsa. Con la conferma di Donald Tusk alla carica di presidente del Consiglio, si è verificato l’evento senza precedenti che ha visto l’ex premier di uno Stato membro scelto per un’altissima carica istituzionale per volontà di tutti gli Stati membri e con la sola, strenua contrarietà del Governo del suo paese, del quale peraltro è stato premier per sette anni.
L’anno comincia con una crisi parlamentare senza precedenti, di cui si è dato conto nelle precedenti Cronache (Nomos n. 3/2016). Il seguito di questa crisi si è concretizzato in alcune settimane di occupazione dell’aula plenaria della Dieta da parte delle opposizioni, senza che nessuna delle due parti contrapposte abbia ottenuto niente (il partito di governo “Diritto e giustizia” sotto forma di sanzioni, sia regolamentari e persino penali, nei confronti degli occupanti, le opposizioni sul piano di una direzione più pluralista e democratica dei lavori parlamentari). A parziale compensazione della violazione di ogni minimo standard di legalità che si è consumata sul finire del 2016 – secondo quanto riportato nelle precedenti Cronache – si prende nota almeno del fatto che sono state rinviate sine die le misure restrittive nei confronti dei diritti dei mezzi d’informazione – e soprattutto dell’opinione pubblica – che furono la causa occasionale del conflitto. […]
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