Con l’avvio del 2018 giunge a metà la legislatura dominata da “Diritto e giustizia” (PiS), il partito che non nasconde la sua vocazione sovranista e tende all’instaurazione in Polonia di una ‘democrazia illiberale’. L’anno inizia, fatto senza precedenti, con l’instaurazione da parte dell’Unione europea di una procedura ex art. 7 TUE per violazione dei principi dello stato di diritto in merito ad alcune leggi sul giudiziario adottate nel 2017. L’esecutivo polacco cerca di far fronte a questo conflitto facendo uso dell’arte diplomatica e di un minimo di concessioni, mostrandosi disponibile ad effettuare modifiche più o meno cosmetiche al contenuto di quelle leggi (già ampiamente trattato nelle precedenti Cronache). L’atteggiamento è per il momento guardingo, forte della consapevolezza che l’Europa vive una fase di incertezza dovuta tra l’altro alle riforme della propria governance economica, all’incipiente conflitto commerciale con gli USA, agli stessi sviluppi potenzialmente illiberali in altri importanti Stati europei. La strategia è quella di attendere per verificare fino a che punto l’UE sia realmente disposta e capace di avanzare sul fronte delle sanzioni contro la Polonia, in modo da adeguare a questa reazione la misura dell’arretramento interno sul piano dell’invasione politica dell’ordinamento giudiziario, che si renderebbe necessario per pure ragioni di convenienza politica.
Come se ciò non bastasse, un nuovo motivo di scontro con l’estero si aggiunge (in particolare con Israele e con gli USA), esplodendo in coincidenza con una ricorrenza storica – la liberazione del Lager nazista tedesco di Auschwitz – che più infelice non potrebbe essere. In Polonia è in vigore fin dal 1998 una legge «sull’Istituto per la Memoria nazionale», istitutiva anche di una Commissione per la persecuzione dei crimini contro la Nazione polacca. […]