La relazione tra diritti sociali, politici, cittadinanza e condizione giuridica dello “straniero” rappresenta un tema di rilevante interesse e indiscutibile attualità, sia nel dibattito istituzionale all’interno degli ordinamenti giuridici europei, che nella prospettiva della comparazione giuridica. La ragione di un simile interesse va ricercata soprattutto nella presenza di problematiche giuridiche inedite nel contesto dei sistemi di welfare europei, oltre che in nuove contingenze politiche, simbolico-religiose e sociali. Tradizionalmente concepiti sull’idea di una comunità redistributiva nazionale, essi devono ora confrontarsi, da un lato, con il proiettarsi del paradigma dell’appartenenza oltre i confini statuali e, dall’altro, con l’accresciuta rilevanza dei fenomeni migratori, soprattutto in periodi di crisi economica e austerità.
In un’epoca caratterizzata così profondamente da fenomeni di tipo transnazionale e globale alla base del “diritto oltre lo Stato”1, appare necessario problematizzare la nozione di cittadinanza e arricchirla di nuovi livelli di analisi, che prendano in considerazione il complesso moltiplicarsi delle posizioni giuridiche non rientranti pienamente nella stretta dicotomia “cittadino-straniero”, e superino la tradizionale ottica privilegiata dello StatoNazione. Un momento così drammaticamente segnato da fenomeni migratori forzati e massicci spinge inevitabilmente molti ordinamenti giuridici, tra cui quello italiano, a riformulare i criteri di cittadinanza e di inclusione sostanziale, interrogandosi sulle nuove forme che tali concetti hanno necessariamente assunto nel tempo e che spesso mettono in discussione il paradigma “classico” della cittadinanza. L’esempio israeliano, in tutta la sua complessità e, a tratti, contraddittorietà, sembra inoltre assumere una notevole rilevanza nell’analizzare il valore archetipico della questione relativa alla cittadinanza negli ordinamenti giuridici contemporanei. Il caso di Israele mostra chiaramente come lo studio della questione si sia arricchita di posizioni giuridiche intermedie e sfumate, che mandano in crisi l’equazione della cittadinanza come uguaglianza e rilanciano temi complessi come quello della “semi-cittadinanza” e dell’inclusione differenziale. […]