Il quadrimestre preso in esame in questo lavoro è stato profondamente segnato dalla pandemia causata dalla diffusione del Covid – 19. Una situazione di emergenza senza precedenti che ha messo a dura prova anche l’ordinario funzionamento delle istituzioni e ha dato il via ad inedite dinamiche nel rapporto Governo – Parlamento. L’anno si era aperto con la celebrazione del successo politico di “King Boris” il quale, forte della solida maggioranza ai Comuni conquistata alle elezioni dello scorso dicembre, era riuscito a raggiungere l’obiettivo del “get Brexit done”, ripetuto ossessivamente nel corso della campagna elettorale. Durante il mese di gennaio, infatti, il Governo ha presentato e fatto approvare l’European Union (Withdrawal) Act 2020, atto che è andato ad integrare e a modificare l’altra legge sulla Brexit, il Withdrawal Act del 2018, il cui iter era stato molto travagliato.
È proprio la comparazione tra i differenti itinera legis dei due atti a dare il senso del profondo cambiamento dei rapporti di forza esistenti tra Parlamento e Governo, determinato dalle elezioni del dicembre 2019. Mentre, infatti, l’approvazione della legge del 2018 aveva richiesto quasi un anno, era stata frutto di diversi compromessi pure con la Camera dei Lords e aveva visto il Governo May sconfitto 16 volte, la legge del 2020 è stata, invece, approvata in pochissimi giorni, senza incontrare alcun ostacolo ai Comuni ed è stata oggetto solo di un timido tentativo dei Lords di introdurre poche modifiche, immediatamente bloccato dalla Camera elettiva. Le differenze riguardano non solo la procedura parlamentare, ma anche la sostanza. La legge del 2018 aveva riconosciuto, in linea con la ratio della sentenza Miller del gennaio 2017, un ruolo di rilievo al Parlamento nel processo Brexit attraverso la previsione del meaningful vote dei Comuni, che di fatto ha impedito l’uscita dall’Unione, rinviandola di quasi un anno. La nuova legge ha invece abrogato il meaningful vote parlamentare e ha ridimensionato il ruolo del Parlamento, limitandone la possibilità di influenzare le future fasi delle trattative durante il periodo di transizione che si concluderà a fine anno. […]