Il 31 gennaio, per celebrare i due anni dall’uscita dell’Unione europea, il Governo Johnson ha pubblicato un rapporto dal titolo Benefits of Brexit: how the UK is taking advantage of leaving the EU. Il titolo prelude al contenuto del documento che è un’analisi, a tratti poco obiettiva e poco imparziale, dei soli benefici della Brexit e dove sembra mancare un adeguato spazio dedicato all’approfondimento dei costi e dei compromessi che l’uscita dall’Unione europea sta comportando. Tra i benefici derivati dall’uscita dall’Unione europea l’Esecutivo britannico elenca il ritrovato “control of our democracy, borders and waters; control of our own money, helping us to level up across the country; the freedom to regulate in a more proportionate and agile way that works for our great British businesses; benefits for people that put money back in their pockets, improve their rights and choices as consumers and give them access to better healthcare; the ability to shape a better environment as we achieve net zero by 2050; enhanced welfare standards for our animals; and a Britain that is truly global once again, with its own seat in international fora, reaching out and agreeing new trade deals and strategic partnerships”.
Molti dei benefici indicati dall’Esecutivo non sembrano essere legati direttamente alla Brexit e, con ogni probabilità, avrebbero potuto essere ottenuti anche rimanendo nell’Unione. Il documento governativo profetizza, poi, che la Brexit contribuirà a creare un “world of future opportunities” in settori quali l’innovazione tecnologica, quella medico scientifica e la tutela dell’ambiente, senza però addentrarsi nei dettagli di questo programma, i cui contorni restano del tutto vaghi e indefiniti. […]