Due sono i principali temi che hanno dominato la scena politica britannica nel quadrimestre preso in esame: da un canto, le misure introdotte nelle quattro nazioni del Paese per fronteggiare la pandemia; dall’altro, la prosecuzione delle trattative con l’Unione europea per la definizione dei futuri rapporti, in vista della conclusione del periodo di transizione prevista per il 31 dicembre prossimo. Due questioni che appaiono strettamente connesse sotto molteplici punti di vista, dalla necessità di svolgere da remoto i negoziati ai timori che la crisi economica derivata dal lockdown e dall’aumento della spesa pubblica rischierà di peggiorare le già non rosee previsioni economiche per il post-Brexit.
C’è un aspetto specifico di questo collegamento tra Brexit e pandemia che appare di particolare interesse, quello dei rapporti tra i livelli di governo, statale e substatale, all’interno del Regno, rapporti che, in questi mesi, sembrano essere stati sottoposti a sollecitazioni tra loro contrapposte. Tale aspetto merita alcune precisazioni. Come noto, la sanità rientra tra le materie devolute e la pandemia di Coronavirus è stata affrontata nel Regno Unito tramite l’adozione di misure restrittive introdotte soprattutto attraverso statutory instruments emanati, per l’Inghilterra, dal Governo nazionale e per la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord dai rispettivi Esecutivi. La necessità di intervenire attraverso molteplici regolamenti che hanno avuto un impatto senza precedenti sulla vita quotidiana dei singoli cittadini ha finito per marcare le differenziazioni territoriali all’interno del Paese. Inoltre, tale eterogeneità è stata accentuata dal fatto che le misure emergenziali per loro natura avevano carattere temporaneo e hanno comportato la necessità di una loro revisione periodica, con esiti diversi nelle quattro nazioni. Durante i primi mesi del 2020, dunque, il Paese ha avuto la possibilità di sperimentare, sul piano pratico, quanto in 21 anni di devolution era accaduto solo in maniera graduale e parziale, vale a dire l’impegno contemporaneo di quattro Parlamenti e quattro Esecutivi nel fronteggiare un nemico comune, in quello che è stato definito un “four nations approach” all’emergenza. Ciò ha permesso non solo di comparare aspetti quali l’efficacia delle scelte dei singoli Esecutivi, […]