REP. CECA: Simone Benvenuti, In un quadro caratterizzato dalla conflittualità interistituzionale tra Presidente della Repubblica, Governo e Parlamento, la Corte costituzionale ceca dichiara incostituzionali alcune disposizioni della legge elettorale e delimita i poteri emergenziali del Governo

I primi quattro mesi dell’anno in corso sono stati caratterizzati nella Repubblica ceca da diversi eventi significativi sotto il profilo costituzionale. Solo in parte tali eventi sono stati determinati dalla perdurante crisi sanitaria, che certamente ha avuto un impatto, con la terza ondata pandemica che si è abbattuta sul Paese facendone uno tra quelli con il più alto tasso di mortalità e un tasso di contagio che alla fine di febbraio era ampiamente più elevato rispetto alla media europea. Per farvi fronte, il Governo ceco ha preso in considerazione la possibilità di ricorrere a vaccini non approvati dall’Autorità europea per i medicinali (EMA). Diversamente dalla Slovacchia e dall’Ungheria ciò non ha portato sino ad ora al loro utilizzo anche perché l’agenzia nazionale del farmaco non ha dato a questo fine alcuna autorizzazione, sollevando anzi dubbi sui dati relativi al vaccino dell’Istituto Gamaleya. Nondimeno le relative vicende hanno avuto un impatto sui rapporti tra gli organi dello Stato e all’interno del Governo; essa hanno inoltre determinato, con l’inefficace gestione della crisi (anche con riguardo alla campagna vaccinale), un tracollo dei consensi per il Primo ministro Andrej Babiš. A sua volta, il partito socialdemocratico (Česká Strana Sociálně Demokratická – ČSSD) alleato di governo di Babiš, è indicato nei sondaggi con un sostegno al di sotto della soglia di sbarramento del 5%. Ciò avviene in un anno delicato in cui si svolgeranno le elezioni parlamentari, che il Presidente Zeman ha fissato per l’8 e il 9 ottobre.

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