In linea con quanto affermato da Zanatta, la decade dorata dell’America Latina è finita e il continente si trova in una fase in cui il reflusso non solo economico, ma anche democratico sembra possibile. I cittadini chiedono inclusione, opportunità, efficienza e trasparenza, caratteristiche di cui le democrazie di quest’area non abbondano. Inoltre, ben oltre l’appartenenza ideologica dei singoli governi, ciò che distingue i vari Paesi e rende più o meno ottimisti sul loro futuro è il grado in cui la democrazia soddisfa i criteri basilari dello Stato di diritto. Per la maggior parte di questi, però, è evidente il contrasto tra economie in vorticosa crescita, forte mobilità sociale e sistemi politici e istituzionali fragili e inefficienti.1 Tale situazione deriva anche dal fatto che, storicamente, in America Latina, la cultura politica ha avuto un carattere patrimoniale e, sebbene questo schema sia stato permanentemente in “riforma”, non è stato sostanzialmente modificato né dalla modernità né dalle aspettative riconosciute alla democrazia. Come sottolinea Wolf2, le società “patrimoniali” sono caratterizzate da meccanismi che bloccano le loro capacità trasformative, per cui mostrano una mancanza di differenziazione strutturale tra centro e periferia e un alto grado di esclusione e segregazione, per cui una delle costanti storiche del patrimonialismo è la predominanza del centralismo politico sotto l’egida dell’Esecutivo.3 Inoltre, si tratta di Paesi che non avendo vissuto pienamente lo Stato sociale sono stati caratterizzati, soprattutto in seguito alle politiche neoliberali degli anni ’80 e all’esacerbamento delle divisioni sociali che ne è derivato, da continue rivendicazioni dal basso.4 Queste ultime hanno permesso la nascita di una nuova ondata di costituzionalismo, definito nuevo constitucionalismo latinoamericano, il cui obiettivo principale consiste nel cercare di risolvere il problema della disuguaglianza sociale. Il nuovo costituzionalismo latinoamericano è stato definito “senza genitori” proprio perché le Costituzioni fondatrici di quest’area, più vicine al liberalismo conservatore che a quello rivoluzionario, non sono state, nella maggior parte dei casi, il frutto di processi costituenti democratici ma elitari e proprio questo aspetto differenzia l’attuale costituzionalismo5, caratterizzato, invece, dalla presenza di Assemblee costituenti.
Scarica il testo in formato PDF
SOMMARIO: 1. Introduzione 2. Il regime cileno: tra dittatura personalista e regime militare 3. La Costituzione di Pinochet: dall’autoritarismo militare al neo-autoritarismo civile 4. Forma di governo e tipo di Stato: l’eredità di una dittatura 5. Uno spiraglio verso una reale democrazia? Dall’Acuerdo Nacional al sistema elettorale binominal 6. La riforma del 2005: la “vieja-nueva” Constitución 7. Il dibattito successivo: la visione di una nuova Costituzione 8. Il processo costituente della Presidente Bachelet 9. Un sistema elettorale proporzionale 10. “Borrar todo tu legado será nuestro legado” 11. I limiti alla Convenzione Costituente 12. Sul funzionamento della Convenzione 13. Conclusioni: prospettive future