Dalla data della mia nascita, il 13 maggio 1934, a Göppingen (Württemberg), quasi ai piedi del Kaiserberg “Hohenstaufen”, sono cresciuto in una famiglia colta, borghese e particolarmente amante della musica. Mio padre, il dottor Hugo Häberle, era un internista di successo, mia madre Ursula, nata Riebensahm, di discendenza ugonotta per via dei suoi nonni prussiani, si occupava, come si usava all’epoca, della casa, una grande casa aperta a molti ospiti, che venivano non solo dalla Svevia. Ricordo il giardino pubblico di fronte alle porte della città, che doveva servire da fonte di sostentamento, soprattutto durante la guerra: una grande fattoria coltivata, con numerosi alberi da frutto e arbusti, dove si allevavano molti animali, ovvero capre, conigli, galline e anatre (dalle 6.30 del mattino fino alle 7 di sera). Desideravo essere un contadino!
Nel 1940 mia madre morì dando alla luce mia sorella Ursula: una catastrofe per tutti e cinque i figli e per mio padre. Tutti noi fratelli suonavamo strumenti musicali, violino, flauto e pianoforte, frequentemente insieme. Fortunatamente, anche per noi, nel 1946 mio padre sposò una “nuova madre” affettuosa e colta. Nel frattempo, nel 1943, una seconda catastrofe colpì la nostra famiglia: mio fratello maggiore, Rolf, morì in Russia all’età di 20 anni. Quando arrivò la notizia della sua morte, vidi, per la prima volta, mio padre piangere. La seconda volta che non riuscì a trattenere le lacrime fu quando l’altro mio fratello, Manfred, tornò dalla guerra, con l’uniforme a brandelli ma sano (maggio 1945). In seguito sarebbe diventato un medico.
Scienza e dottrina giuridica, natura e cultura, musica e amicizia. Uno schizzo autobiografico di Peter Häberle, Bayreuth
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