“Qualcosa è cambiato”, ci si ripete continuamente pensando agli stravolgimenti che la pandemia da Covid-19 sta realizzando. Non si riesce bene ad afferrare cosa, un mutamento è nell’aria. Il fiorire di studi sull’impatto della pandemia sull’effettività dei diritti, sui processi democratici, sull’economia, sulla sanità nella sua configurazione sociale, testimoniano indubitabilmente che, piuttosto che il virus in sé, sia
l’occasione per rivedere definitivamente quello che già non andava.
Se si guarda al rapporto tra l’‘economico’ e il ‘politico’ questo è ancora più evidente. La deflagrazione dei temi della mancata democraticità dei processi decisionali in campo finanziario e la riscoperta – evidenziato in più di uno scritto – del principio del no taxation without representation ne è la conferma.
L’Autore si inserisce in quella corrente di pensiero che guarda con estrema diffidenza, se non addirittura con desiderio di totale sconfitta, alla multilevel governance europea. Non è il primo né, si può immaginare, sarà l’ultimo. Al lettore di questi studi, viene sempre il dubbio che sia normale, negli Autori di Paesi in crisi, il desiderio di superare la governance by numbers per puntare al governing through numbers che sia
maggiormente redistributivo, solidaristico, democratico e, in definitiva, comprensivo della popolazione degli Stati membri più in difficoltà.
Sergio Spatola, Recensione a A. D’Attorre, L’Europa e il ritorno del ‘politico’. Diritto e sovranità nel processo di integrazione, Torino, Giappichelli, 2020, pp. 272.
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